Hanno cambiato pelle, e subito dopo hanno iniziato a fare rumore: I Segreti pubblicano oggi Qualunque cosa sia, il nuovo disco, molto immerso nelle dinamiche dell’itpop e frutto di quello che è stato un nuovo inizio. Che ha portato, fra l’altro, la band di Parma sulla copertina della playlist Indie Italia di Spotify, grazie a singoli come L’estate sopra di noi, Vorrei solo e Torno a casa. Li abbiamo intervistati.

Una volta c’erano le copertine dei magazine, adesso ci sono quelle di Spotify… che vi ha scelto per la playlist Indie Italia: che effetto fa?

Un bellissimo effetto, ma secondo me hanno sbagliato, non fatto hanno scelto apposta noi… Noi dai a parte gli scherzi siamo molto contenti.

Ve lo aspettavate?

No onestamente non pensavamo a questo mondo, eravamo concentrati su altro. Ma tutto quello che è arrivato in questo periodo è stata una sorpresa. Ed essere in copertina in una playlist che ha molta importanza nella musica italiana per noi è bellissimo.

Come nascono “I Segreti”?

Siamo nati come I Segreti di Charlotte dal 2013. Per quattro anni e quattro mesi abbiamo scritto qualche canzone, abbiamo pubblicato un ep autoprodotto, abbiamo suonato in svariati concerti locali, ma è quasi inutile parlarne.

La band è stata ridefinita a febbraio di quest’anno, abbiamo scelto di fare un disco nuovo, con la produzione di Simone Sproccati, trovando un nome nuovo per il progetto. Abbiamo firmato con l’etichetta di Milano Futura Dischi e per noi è stato un nuovo inizio.

Qual è stato il contributo e che cosa vi ha lasciato lavorare con Simone Sproccati?

E’ stato di importanza fondamentale, nei due anni che abbiamo lavorato insieme ci ha aiutato tanto a dare un’identità al nostro primo album. Ci ha offerto delle direttive artistiche musicali per maturare a livello di band. Ci auguriamo, anzi siamo sicuri che lavoreremo ancora con lui in futuro.

I Segreti: siamo cambiati noi

Avete iniziato a lavorare sul disco ad aprile 2017: ci avete messo molto per problemi contingenti oppure perché siete dei perfezionisti? Come sono andate le lavorazioni?

In realtà il disco era pronto in sei giorni. Poi siamo cambiati noi, abbiamo cambiato nome, abbiamo fatto diverse modifiche, abbiamo firmato per l’etichetta, ci sono state molte motivazioni che hanno rimandato l’uscita del primo singolo.

E come ve la siete vissuta, durante l’anno di attesa?

Avevamo grande fiducia, non eravamo stressati ma tranquilli, abbiamo sempre creduto nelle canzoni, abbiamo sempre creduto di aver fatto qalcosa di bello, abbiamo continuato a scrivere.

Forse c’era un po’ di paura che il prodotto invecchiasse, ma questo non ci ha impedito di tirare fuori le nostre cartucce, con le persone giuste al momento giusto. Detto questo non è divertente aspettare per un anno, ma l’attesa ha dato i suoi frutti.

Vorrei sapere come nasce la canzone più “atipica” del disco, cioè “Bologna” che avete messo in coda al disco

Bologna in realtà è una delle più vecchie del disco, è stata una delle prime nate. Abbiamo deciso di mantenerla perché faceva un po’ da ponte con il nostro vecchio ep, che era acustico, ci piaceva portarci qualche memoria.

Mi sembra che il vostro disco si possa tranquillamente collocare sotto il filone itpop. DI questo genere, chi vi piace di più? E c’è qualcuno che invece proprio non potete sopportare?

Quelli che piacciono di più sono i Baustelle e i Cani, ma apprezziamo anche cose molto più simili a noi, come Calcutta i Canova…

Mi sembra che il disco sia ricco di potenziali singoli. Quale sarà il prossimo?

Non abbiamo risposta ben precisa, dobbiamo ancora parlarne. Ma una cosa possiamo dirla: le canzoni più forti e d’impatto sono ancora dentro l’album.

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