Il Cile: si rischia di restare sempre in superficie

Ma che musica c’è è il nuovo singolo de Il Cile, cantautore multiplatino che dopo tre dischi con una major riparte da indipendente con la Teide Dischi e la distribuzione di Ada Music Italy e lo fa con un brano in cui cerca di far confluire il mondo emozionale dei suoi esordi.

Ciao Lorenzo e benvenuto. Ma che musica c’è è il tuo nuovo singolo, ricominci da indipendente, come stai vivendo questa ripartenza?

Direi che mi sento entusiasta, libero ed emozionato come agli esordi ma con un bagaglio di esperienze più solido dentro di me ad aiutarmi a reggere meglio certe pressioni. Il team di Teide dischi e il mio nuovo coautore e produttore Boom.bo hanno alimentato fortemente il mio desiderio di scrittura e di ritorno alle origini, e devo dire che è quello che da tempo mi chiedeva il pubblico.

Il pezzo anticipa il tuo quarto disco, a distanza di ben sei anni dal precedente. Quali fattori ti hanno portato ad aspettare così tanto?

In primis il Covid: dovevo uscire con un singolo nel periodo pandemico ma ho preferito aspettare, da lì ho inanellato una marea di intoppi discografici, manageriali e conseguentemente umani che mi hanno portato a riscrivere tutto il disco da zero insieme a Boom.bo.

Boom.bo è un giovane professionista apriliano che miracolosamente ho incontrato per motivi lavorativi legati a conoscenze condivise ed è diventata velocemente la persona migliore con cui abbia mai lavorato sia in studio, in fase compositiva anche che sul fronte live come musicista, il disco così è nato in pochi mesi.

Nel testo fai un confronto generazionale, cosa emerge da questo?

In realtà le generazioni sono come le stagioni, esistono da sempre e cambia solo chi le vive in prima persona e lo sfondo su cui esse mutano. Mi fa paura solo questa transizione verso il virtuale come vita primaria dell’individuo, che porta a un’alienazione più facile per i giovanissimi e spesso tende a ridurre l’arte a mero esercizio di intrattenimento usa e getta, poiché sono i ritmi delle reti sociali e richiedere ciò.

Ficcante anche la descrizione che fai dei sentimenti che definisci “pantomima“: dicci di più a riguardo

Come dicevo prima, i social, che sono spesso una esistenza di facciata e posticcia, riducono tanti moti interiori a una volgare dimostrazione emotiva, a volte di felicità vacua, altre di dolore che sfiora il patetico, tutto per attirare un’attenzione molto poco reale e sentita da parte del prossimo. Si rischia così di restare sempre in superficie sia nell’arte, che nei sentimenti o nella propria umanità creativa e sensibile.

È uscito il lyrics video, chi lo ha realizzato e quale concept c’è dietro?

Il video è stato creato da Andy Columbo, un giovane regista partenopeo visionario e all’avanguardia per quanto riguarda le sperimentazioni, credo che volesse dimostrare che una tecnologia come l’A.I, se usata con il cuore e con l’anima come soltanto un essere umano può fare, può essere un ottimo complemento per l’evoluzione dell’arte visiva applicata alla musica.

Sul fronte live si sta muovendo qualcosa? Cosa ci dobbiamo aspettare nel tuo futuro prossimo?

L’idea è quella di ripartire con un disco che ci permetta di tornare a raccontare la mia musica, vecchia e nuova, sopra i palchi dello stivale, con uno spirito rinnovato ma consapevole che la musica live, almeno per me, resterà sempre sudore e passione da trasmettere e mostrare con una chitarra sottobraccio e musicisti che vogliono regalare emozioni.

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