Sono passati diciotto anni dall’uscita di Sospeso, il primo singolo di successo, e dodici dall’uscita di Io prendo casa sopra un ramo al vento, l’ultimo lp pubblicato, eppure non appena si preme il tasto play sulla prima traccia di Oltre, il nuovo album de Il nucleo il tempo sembra non essere mai passato. Non credo si possa parlare di reunion perché Andrea Zanichelli, Mauro Buratti, Marcello Presi e Luca Canei sono sempre rimasti uniti nonostante il silenzio di questi anni. Un giorno, in totale libertà e senza scadenze, le basi per una nuova stagione sono state gettate senza neanche rendersene conto: la voglia di giocare con i synth e l’elettronica è rimasta intatta, facendosi a tratti nostalgica dei primi anni 2000, a tratti strizzando l’occhio alle nuove influenze musicali.
Il nucleo traccia per traccia
Che non si è stupidi abbastanza da dimenticare / che qui si passa e si va in fretta / e a volte si rimane a piedi nudi sulla lama di un rasoio
Le prime note di Cammina con me ci riportano esattamente dove eravamo rimasti: l’atmosfera creata da Andrea e i suoi è riconoscibile e immediatamente scatena love reactions in chi ricorda con affetto gli anni d’oro. Una morbida introduzione sembra accompagnare sussurrando Seguimi e cammina con me, senza troppa paura e senza troppi pensieri inutili, che non possono fare la differenza finché non diventano concreti.
La magica illusione che è per sempre / tutto ci porta oltre
La title track Oltre è un po’ il brano manifesto di tutto l’album: vuoi per le sonorità che sono rimaste legate alle produzioni precedenti, vuoi per la voglia di continuare a tenere alta la testa. Oltre tutto ciò che è andato, oltre le tempeste, ci siamo ancora noi, con le mani in tasca e con la voglia di vedere chi, o che cosa, sarà ancora in grado di portarci oltre.
Che vita quando non capisci niente, felici come sempre
Si prosegue con Classe ’77, nostalgica negli arrangiamenti, nostalgica nei racconti. Bambini cresciuti con mamme che ignorano i Clash ma che ballano comunque in mezzo alle rivolte, che oggi continuano a fare musica con lo stesso entusiasmo. Finalmente un esplosione di chitarre elettriche che fa aumentare il ritmo, per tornare a uno dei ritornelli più martellanti dell’intero album.
È una vita che la mia vita è dentro le rapide
Dentro le rapide suona bene la voglia di farcela nonostante tutto: nonostante noi stessi, le nostre buone azioni, nonostante quello che cerchiamo di lasciare dietro di noi. Non posso denuclearizzarmi da quello che sono recita Andrea, e forse la frase raccoglie interamente il senso della canzone: nonostante i piedi nel fango è sempre tutto a posto.
Non credo che esistano strade migliori di quella che hai dato per persa
Gran Galà d’estate ha la carica sintetica di un pezzo dei Muse, la pungente ironia di chi non ha voglia di sentirsi fuori posto in mezzo a persone che fingono di divertirsi, la voglia di suonare il rock mentre gli altri ballano reggaeton. Il protagonista, durante la festa, riesce a porre fine alle sue sofferenze con un colpo di scena definitivo, con la consapevolezza che una vita di merda a una festa di merda è oggettivamente una combo letale.
Siamo macchine da presa che si perdono la scena
Cellule impazzite è il primo singolo estratto, un pezzo che può essere la biografia di ognuno di noi: atomi che sbagliano orbita, schiaffi dati e presi nella costante lotta con il destino, distratti e confusi e incapaci di mettere realmente a fuoco ciò che conta veramente. Morbida la voce di Andrea, morbida la speranza di un cambiamento possibile.
Era diverso il mondo / sembrava fatto per noi
Momento un po’ nostalgico con Io non so che cosa darei e le sue riflessioni che ripercorrono i sentieri costellati dai sogni del passato. Cosa resterà degli anni ‘80 lo aveva già detto qualcuno, ma qui si diventa grandi nonostante tutto, pur continuando a riconoscersi. Si gioca parecchio con i suoni, il ritmo cresce, c’è voglia di sperimentare.
Ci meritiamo la pena senza nessuno sconto
Con le ossa intatte è il pezzo da ballare vicino alla transenna dall’inizio alla fine, di quelli che fanno divertire perché ci si diverte sul palco. Tra sperimentazione ed energia riusciremo a sopravvivere anche se dobbiamo scappare dalle bombe. Una pausa che sembra la fine del pezzo, per poi riprendere a battere la cassa finché non arriva davvero la fine.
Com’è possibile non percepire il senso di quel rumore di fondo
Rumori del cosmo sa di canzone d’amore, sa di energie e di connessioni, di riverberi e di silenzi amici, di sibili, di fischi, di onde. L’amore assoluto, la connessione più elevata, il senso più profondo.
E se fa male da morire basta solo camminare come faccio io da un secolo
Si parla del cammino di Santiago nell’ultima traccia, del trovare il conforto dei passi uno dietro l’altro per cercare di sentire un po’ meno dolore, in cerca di un miracolo o almeno di un po’ sollievo.
Quando si parla di musica indipendente è sempre complicato capire quali sono i confini con il mainstream, quanti veramente ne nutrono le fila per scelta o semplicemente per ingannare il tempo con la speranza di arrivare ai primi posti delle classifiche. La soddisfazione di ascoltare un disco come Oltre, fatto da quarantenni senza nessun particolare secondo fine se non quello di avere qualcosa da dire e tanta voglia di suonare forse la può condividere con noi solo chi ha qualche anno in più, e che magari era indie ancora prima della nascita di Spotify.