The Blonde Album è il secondo album delle I’m Not A Blonde, il duo “arty-electro-pop” milanese, in uscita il 26 gennaio per INRI. Dopo Introducing I’m Not A Blonde e anticipato dai singoli A Reason, Daughter e The Road, Chiara “Oakland” Castello e Camilla Matley presentano questo nuovo disco che vede la collaborazione di Daniel Hunt dei Ladytron e di Gian Maria Accusani dei Sick Tamburo. La data di presentazione del disco è prevista per il 25 gennaio al Biko di Milano.

Chiara e Camilla, dopo la prima stesura dei pezzi, sentono per la prima volta la necessità di coinvolgere un esterno, Gianmaria Accusani, scelto per la sua scrittura diretta, genuina: “Di lui ci piace l’attitudine punk che va dritta al punto, sincera. In quell’attitudine abbiamo ritrovato la nostra identità. Quest’attitudine è stata la stessa riconosciuta da Daniel Hunt dei Ladytron, che ha prodotto ‘A reason’”.

Il colore e la forma di The Blonde Album sono state poi affidate a Matilde Davoli, che ha curato il mix e il mastering. “Apprezziamo molto il suo lavoro come musicista e come produttrice. Ci piace l’idea che sia stata una donna a lavorare al mix.”

I’m not a Blonde traccia per traccia

Si parte da Daughter ed è una partenza che sa di new wave fin dalle prime note: le voci conferiscono un tratto di leggerezza a una ritmica fittissima e consistente. Passo più controllato per Walls Coming Down, circondata comunque da atmosfere inquiete.

Not Today torna a correre, ma aggiunge un che di giocoso al mix, con un serratissimo barrage elettronico a sorreggere la struttura. Un curioso giochetto vocale introduce A Reason, che presenta risonanze profonde e chiariscuri molto contrastati.

Qualche svolazzo caratterizza una molto eterea Five Days, che indirizza le risonanze in direzioni malinconiche. Waterfall marca da subito il territorio con voce ed elettronica, approfondendo i discorsi sonori quasi con accanimento.

Con Pinball si torna a giochi di luci, specchietti e riflessi, in un pezzo dall’andamento più lento ma anche molto avvolgente. Rain in August procede su binari regolari, senza eccedere in accelelerazioni ma sviluppando comunque soluzioni di potenza e delicatezza lungo il percorso.

Chiude The Road, una delle tre prescelte come apripista del disco: qui le sensazioni sono morbide e diffuse, con panorami ovattati e una vocalità che potrebbe far pensare a musiciste lontane nello spazio e nel tempo (vogliamo dire Enya? Ok, l’abbiamo detto).

Disco molto interessante per le I’m not a Blonde, che mescolano svariate influenze ottenendone una miscela del tutto personale e dotata di sapori molto decisi.

Se ti piacciono le I’m not a Blonde assaggia anche: We Are Waves

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