Si chiama Porno & Rancori il disco d’esordio di In Arte Gibilterra, un titolo piuttosto vivido per un cantautore che con il sesso, nei video e nei testi, ci gioca parecchio, ma che è in grado anche di raffigurare i lati meno gioiosi della vita. Gli abbiamo rivolto qualche domanda.
“In Arte Gibilterra è un cantante libero”, c’è scritto sulla tua pagina Fb. Libero da cosa?
Libero da etichette, pregiudizi, ma soprattutto libero di fare quello che vuole, sia nei suoi video che nelle sue canzoni.
Ci vuoi raccontare come sei arrivato fin qui e come hai approcciato il tuo esordio su un album vero e proprio?
Prima di In Arte Gibilterra suonavo le tastiere in una band dove scrivevo i testi a volte e componevo musica. Limonata Dischi ci “scovò” ma dopo un’iniziale interesse decise di recedere. Io rimasi in buoni rapporti e una domenica di marzo gli inviai “Cornice”, canzone che fu bocciata dalla band e ritenuta troppo romantica. Giulio mi richiamò subito e mi scritturò.
In quasi tutte le tue canzoni c’è quella che noi anziani definiremmo “atmosfera d’alcova”. Insomma sembra spesso che le tue canzoni siano nate in situazioni postcoitali. Quanto c’è di vero e quanto di immaginario?
La mia vita è molto legata al sesso da come si evince dai
miei testi, ma in realtà non nascono “postcoito” ma bensì in momenti
tristi dove il mio bisogno di sfogarmi prende il sopravvento e mi metto al
piano.
Postcoito preferisco le coccole.
Un’altra cosa che ho trovato sulla tua pagina Fb è “uso la musica per fare video porno”. Che è sicuramente vero. Ma è vero anche il contrario, cioè che usi le argomentazioni sessuali per parlare soprattutto di relazioni e rapporti?
Esattamente, la mia ovviamente è una provocazione. Diciamo che mi sono lasciato prendere la mano con i video ma siamo in procinto di una terrificante inversione di rotta. Come detto prima e come detto da te, effettivamente è tramite il sesso che racconto i miei rapporti e a volte anche degli altri. Il sesso fa parte di me e dei miei rapporti, ed è il punto dal quale parto per parlare di essi.
Trovo che il tuo disco sia perfettamente calato nello spirito dei tempi e in questa sorta di malinconia generazionale. Immagino che tu non decida a tavolino che cosa scrivere, ma non ti preoccupa che queste canzoni siano un po’ troppo legate all’oggi, e quindi una volta che cambia il vento tu ti trovi in difficoltà?
Non mi preoccupa affatto, io vengo da tutt’altro genere, ho suonato progressive, rock, post rock. Ora faccio questo, ma magari il prossimo disco sarà solo acustico o magari solo strumentale. Non sono legato minimamente alla scena attuale. L’80% degli artisti di oggi non conosco neanche una canzone e probabilmente neanche li riconoscerei. Io sono libero anche per questo (citando la domanda 1).
Scelta tu la copertina? Parliamone!
E’ una scelta fatta da Limonata Dischi. Il simbolo nella bandiera di Gibilterra è la chiave, “La chiave” è anche un film di Tinto Brass, di cui siamo ammiratori. Abbiamo “unito” queste due similitudini ed è uscita la copertina del disco.
Quali sono i tuoi colleghi contemporanei che apprezzi di più?
Baustelle, Pretty Solero, Ketama e Speranza.