Inigo: esordienti per sempre

Il suo ultimo disco si chiama T3rzo disco d’esordio: il cantautore Inigo completa il proprio percorso verso la carriera da solista, anche grazie a qualche collaborazione eccellente. Gli abbiamo rivolto qualche domanda.

Il titolo del tuo disco merita una spiegazione: in Italia non solo gli esami non finiscono mai, ma neanche gli esordi?

Partiamo dal presupposto che a me piace giocare con le parole, questo titolo può avere due chiavi di lettura e una non esclude necessariamente l’altra: la prima, quella più letterale, si attiene ai fatti… Si tratta del terzo disco della mia carriera ma del primo da solista (in passato ne avevo pubblicati due con il progetto “Inigo & Grigiolimpido”), la seconda è più concettuale. Fin quando non arrivi a determinati “numeri” sarai sempre considerato un esordiente. Anche con 10 dischi alle spalle.

Vuoi raccontare come nasce il tuo nuovo singolo, La tesi del coraggio, che vede l’intervento di Andrea Mirò?

Il testo è nato di getto, la sera prima ero stato al cinema a vedere “Le leggi del desiderio” di Silvio Muccino (una tragicommedia che raccontava di motivatori, voglia e determinazione), l’input, anche se inconsapevolmente, credo sia partito da lì. La tesi del coraggio è una canzone abbastanza onirica e da subito ho pensato che una presenza come quella di Andrea Mirò avrebbe potuto dare tanto al brano soprattutto dal un punto di vista emozionale e così è stato.

Vorrei che parlassi anche dell’altra collaborazione eccellente del disco, cioè quella di Francesco Baccini

Vale più o meno lo stesso discorso anche se parliamo di canzoni completamente diverse. Mai fermarsi è una canzone irriverente e “bacciniana” tant’è che dopo averla scritta, qualche anno prima, avevo pensato immediatamente a Francesco… Poi è passato del tempo, l’ho registrata e per caso sono riuscito a fargliela ascoltare, anche in questo caso il risultato finale ha ripagato a pieno le mie aspettative.

Alcuni tuoi colleghi raccontano che le proprie canzoni, a furia di rifarle in concerto, prendono un carattere diverso. È così anche per te, visto che il disco è uscito ormai da qualche mese?

Credo che in generale alcune canzoni più di altre siano fatte per essere suonate, anche quelle che magari non spiccano all’interno di un disco a volte dal vivo trovano la loro dimensione… Parlando più in generale concordo con i miei colleghi, ogni volta che una canzone viene suonata dal vivo può assumere delle sfumature diverse ma io questa cosa la percepisco più dalla risposta del pubblico che da me stesso perché di solito quando sono sul palco cado in una sorta di trance.

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