Intervista: La Banda del Pozzo, spericolati romantici
Con un disco omonimo, molta fantasia ed esperienze non sempre facili alle spalle, La Banda del Pozzo è in giro a seminare il proprio carico di allegria e creatività, di cui ha dato assaggi concreti nell’album uscito poco tempo fa (e qui recensito). Li abbiamo intervistati.
A quanto ho capito, la vostra storia è piuttosto avventurosa o quantomeno interessante: avete voglia di riassumerla?
Ci rispecchiamo tanto nelle parole con le quali Vincenzo Chinaski ci ha descritto: “I gitani della Trinacria”. Apparteniamo alla categoria degli “spericolati romantici”, abbiamo lasciato la nostra terra, abbiamo lasciato università e lavori certi per inseguire con tutte le forze i nostri obbiettivi e la nostra vocazione.
Lavoriamo in fabbrica con orari proibitivi per pagarci l’affitto e avere il tempo materiale di portare avanti il progetto; gestiamo in prima persona tutto ciò che concerne la produzione, la diffusione, la promozione e la gestione organizzativa del progetto. Non sempre è facile, anzi…
Abbiamo però vissuto – e viviamo – momenti magici, dai viaggi oltreoceano, dai concerti su e giù per l’Italia in condizioni surreali, l’esperienza parigina, il gratificante risultato di Musicraiser che ci ha permesso di stampare il disco grazie a una miriade di persone che crede nel nostro progetto, la nostra prima creatura stampata su disco, i nostri video e le nostre canzoni in anteprima su testate prestigiose e tante altre. Siamo abbastanza soddisfatti, anzi siamo doppiamente soddisfatti mettendo che facciamo tutto da noi.
Avete scelto di registrare tutto in un giorno e in presa diretta: perché una scelta così estrema?
Di base non avevamo le risorse economiche per affrontare le spese di registrazione in uno studio, ne avevamo una produzione alle spalle quindi abbiamo dovuto fare di necessità virtù. La dimensione che ci è più congeniale è quella del live e volevamo mantenere più possibile quel tipo di energia quindi abbiamo optato per la registrazione in presa diretta.
Abbiamo la grande fortuna di essere circondati da professionisti meravigliosi che collaborano con noi e che conoscono a perfezione la nostra identità musicale e di conseguenza le riprese sono state abbastanza veloci.
Come nasce “Little Miss Sunshine”?
Little Miss Sunshine parla di un amore non vissuto a causa delle incertezze. E’ sempre meglio vivere una passione che poi ferisce piuttosto che evitare di viverla per paura. Il tango sensuale iniziale e il ritmo incalzante nel cantato ci sono sembrati la giusta veste per comunicare con visceralità che l’amore è un sentimento che va vissuto a prescindere da tutto, senza pensare alle conseguenze.
Banda del Pozzo: serenate e schiaffi
Come ricompense per il crowdfunding che vi ha aiutato a realizzare il disco avete ideato una serie di iniziative particolari: potreste raccontarne qualcuna?
Le più singolari erano lo scherzo telefonico al peggior nemico e lo schiaffo al cantate video-ripreso. Ma abbiamo notato che ci sono tanti romanticoni in circolazione perché sono state acquistate un bel po’ di serenate alla propria amata.
Potete raccontare la strumentazione principale che avete utilizzato per suonare in questo disco?
Siamo molto “minimal” e molto analogici nella gestione dei suoni. Adoperiamo qualche particolare delay per rendere il suono delle chitarre un po’ più Rockabilly e qualche reverbero retrò ma suoniamo strumenti già con caratteristiche adatte alle nostre sonorità. In questo genere è più importante l’attitudine che lo strumento.
Chi è o chi sono gli artisti indipendenti italiani che stimate di più in questo momento e perché?
Se per “indipendenti” intendi realtà non mainstream commerciali, di certo stimiamo Vinicio Capossela per l’unicità e l’eleganza compositiva e Marta sui Tubi, che hanno portato la loro musica ovunque fino a farla arrivare al grande pubblico.