Si è parlato di loro, laBase, del loro disco, Antropoparco, e del video Primavera: ora è il caso di parlare con loro, magari chiedendo qualcosa di questo album ad alto volume. Risponde alle nostre domande Mirko Jena Lucidoni.
Puoi riassumere la vostra storia fin qui?
L’idea di formare una band mi torna dopo un lungo periodo di inattività pubblica, avevo appunto messo in cascina diverso materiale sia come testi che come musiche, decido quindi di cimentarmi anche come cantante oltre che come chitarrista, nel 2007 nasce il primo nucleo de laBase con qualche esibizione live e una partecipazione alle fasi finali delle selezioni regionali di Italia Wave Festival.
Dopo diversi cambi di formazione e peripezie, nel 2013 nasce la formazione definitiva con Francesco Amadio alla batteria (che vanta la registrazione di un album con i Manila Hemp prodotto da Steve Albini) e con Antonio Campanella (storico fondatore degli Hiroshima Mon Amour) al basso, nel 2014 iniziano le session di Antropoparco che verra poi pubblicato il 17 febbraio 2015.
Avete deciso, per l’uscita originale del disco, di tributare un omaggio a Giordano Bruno, nell’anniversario della sua mostruosa uccisione da parte della chiesa cattolica. Potete spiegare perché?
Visto che la pubblicazione di Antropoparco era prevista intorno alla metà di febbraio, ed essendo noi contro ogni forma di censura, schierati sempre dalla parte della libertà di espressione e di pensiero ci è parso doveroso omaggiare un martire che definirei pre-illuminista in un certo senso, Bruno ha difeso le sue idee fino alla fine dopo aver subito torture e prigionia, coerente fino all’ultimo istante. Dopo più di quattrocento anni ancora l’umanità, con forme più o meno cruente non si è liberato del peggiore dei delitti; la prevaricazione volta all’omologazione del pensiero.
“Un nuovo Uomo cova antiche crudeltà” (Un Nuovo Disordine)
Il disco è rilanciato oggi a un anno di distanza dall’uscita originale. E’ cambiato il modo in cui vedete le canzoni che avete scritto in questo periodo? Ci sono particolari che cambiereste oppure lascereste tutto com’era?
In effetti dobbiamo ringraziare i ragazzi di Macramè che, nonostante la pubblicazione risalisse a un anno fa hanno fortemente voluto prenderci sotto la loro ala protettiva donandoci nuovo entusiasmo, si rischiava di rimanere imbottigliati nell’anonimato della decadente provincia abruzzese, noi sicuramente siamo del tutto inadatti alla comunicazione e al marketing musicale, probabilmente abbiamo un idea un po’ vintage e romantica della musica e del Rock ( teniamo a precisare che ci consideriamo semplicemente una rock-band) le altre definizioni le lasciamo a voi giornalisti che le amate molto, un po’ come il freejazzpunkinglese. Guardando a ritroso avremmo dedicato più accuratezza ad alcune parti, il suono del basso pensandoci ora lo avremmo voluto più corrosivo e graffiante su alcuni brani, come alcune riprese della batteria oggi le faremmo in maniera diversa, non ripeterei la sperimentazione di suonare con una gran batteria vintage come la bellissima Ludwig che abbiamo utilizzato per le riprese, cambierei alcune chitarre su Mai Una Gioia e su Dejà Vu, però in definitiva siamo soddisfatti del lavoro svolto insieme a Davide Grotta che tra l’altro suona il theremin su Mai Una Gioia
laBase: tra una canna e un porno
Come nasce “Il Martello”?
Ora neanche ricordo precisamente l’anno esatto, sarà stato agli inizi degli anni zero quando ero praticamente inattivo come musicista, mi ricordo che era un momento in cui ascoltavo molto i Melvins di Houdini e di Stoner Witch, i Kyuss di Blues Form The Red Sun e altra roba del genere , come spesso accade, chiuso nelle pareti mia stanza, tra una scazzo e l’altro una canna e un porno, sono venuti fuori i riff del brano, quando poi è nata la proto-base ho iniziato a pensare al testo ed è venuto quasi naturale ideare un testo simile, soprattutto per le immagini da cui si veniva bombardati nella metà del ventennio berlusconiano che, (come ho predetto alla fine del brano) nonostante la sua inadeguatezza non era il male assoluto come possiamo tranquillamente osservare oggi, più probabilmente un altro burattino in mano al grande burattinaio.
Mmmm… Berlusconi un burattino? Secondo me le canne non erano di buona qualità… Ma andiamo oltre: puoi raccontare (in modo comprensibile anche ai non esageratamente tecnici) la strumentazione principale che avete utilizzato per suonare in questo disco?
Abbiamo registrato in una casa di campagna, la cosa è stata molto suggestiva. per quanto riguarda le chitarre una Gibson Les Paul Standard del 1992 customizzata personalmente (segreto), una Gibson Es-335, una Gibson Firebird Studio, una Art&Lutherie acustica e come amplificazione per le parti elettriche una testata Mesa Stiletto Deuce con cabinet Marshall 1960 A , basso Rickenbacker 4003 amplificato con testa Gallien Krueger 1001 RB e cassa Gallien Krueger 410 RBH, una batteria Ludwig classic maple black oyster mod. vintage, piatti Bosphorus e Istanbul.
Chi è o chi sono gli artisti indipendenti italiani che stimate di più in questo momento e perché?
La scena indipendente ormai racchiude una serie di generi molto variegati, dai nuovi cantautori scimmiottanti i vari Rino Gaetano, De Gregori, Lucio Dalla, ai nuovi paladini del qualunquismo elettropop fatto di vocine, tastierine, chitarrine e computer con testi da terza elementare, non ci stimolano per nulla se non l’andare in bagno.
Noi per certi versi siamo integralisti e radicali e anche se di certo pensiamo che vi sia molto di buono nel sottobosco e nei meandri del rock italiano “indipendente”, sono davvero poche le band che mi vengono in mente, gli Oslo Tapes per esempio hanno pubblicato da poco un album molto interessante, un buon disco, radicale come piace a noi, amiamo molto i Massimo Volume, sia per la suggestione dei testi sia per la loro capacità di evolversi dalla ruvidezza degli esordi alla raffinatezza degli album a seguire senza perdere identità e forza evocativa.