Iovis è un progetto che nasce nel 2015 con l’uscita del primo ep del cantautore Giovanni Iovis Fruzzetti intitolato Cellula accompagnato dal singolo omonimo. Nel 2016 si unisce al progetto il batterista jazz Nicola Dise D’Amico. Nel marzo 2017 i due registrano il primo disco Uscita al Mare con arrangiamenti quasi esclusivamente per i due strumenti, con aggiunte di parti di violino e di synth.
Il progetto per la promozione della propria musica non si limita al disco ma continua con la realizzazione totalmente homemade di 14 video che accompagnano le altrettante tracce e di un concept fotografico incentrato sulla figura di un gufo rosso. A breve inoltre uscirà il primo libro scritto da Giovanni Fruzzetti, intitolato anche questo Uscita al Mare, che va a chiudere il cerchio che racchiude questo lavoro che comprende musica, fotografia, video e scrittura. Abbiamo intervistato Fruzzetti: ecco le sue risposte.
Come nasce il vostro progetto?
Il progetto Iovis nasce nel 2015 con la pubblicazione di un ep, Cellula, suonato da me (Giovanni) e da un bassista e un batterista. Successivamente per la promozione di tale ep ho chiamato nel 2016 Nicola a suonare la batteria e alla fine dell’estate dello stesso anno abbiamo deciso di intraprendere una strada diversa, cioè quella del duo chitarra e batteria. Con questa formazione abbiamo arrangiato parecchi brani che poi sono finito nel marzo del 2017 nel nostro primo album, Uscita al mare.
“Uscita al mare”, oltre a essere il primo disco “lungo” è stato anche il risultato dell’incontro con Nicola D’Amico: come sono cambiate le dinamiche di scrittura e di lavoro sulle canzoni ora che siete un duo?
In duo gli arrangiamenti vanno snelliti e portati all’essenziale. Non ci sono abbastanza strumenti per troppi fronzoli e arzigogoli. La batteria deve sostenere ritmicamente e accompagnare la melodia con la propria melodia e la chitarra copre il ruolo del basso e il lato più armonico del brano. L’essenziale quindi, non serve altro ad una canzone.
Mi puoi raccontare il concept dei 14 video e del materiale fotografico che accompagna la promozione del disco? E in che modo il tutto si lega al tuo primo libro?
L’immagine del gufo dipinto da noi secondo noi è di grande effetto. Abbiamo realizzato noi stessi le grafiche del disco, i video e le foto e dunque non volevamo cercare dei soggetti troppo complessi. Semplicemente ci sembrava ironico e attraente un gufo posato su una conchiglia a mo’ di venere del Botticelli.
I video invece sono nati dall’esigenza di dare ai brani la stessa importanza visto che non riuscivamo a ricavare un vero e proprio singolo. Sono idee molto semplici, realizzate con pochi mezzi ma per questo affascinanti e al limite del nonsense. Mi piace pensare a Iovis non come a una semplice band ma un progetto di vita che riesca a coinvolgere qualsiasi tipo di arte. Pubblicherò appunto un libro a breve sempre intitolato Uscita al Mare ma non avrà molto a che fare con la musica. Solo che l’atmosfera delle liriche possono essere accostate al mio modo di scrivere in prosa ma il disco non racconta nulla e non è un concept.
Come nasce “Regni su di me”?
Regni su di me è nata nell’agosto 2016 ed è una canzone d’amore. Tutto è partito dal riff e da là le prime parole. Mi sono ispirato per questo brano alla ragazza protagonista del mio libro, Rossella. Naturalmente ognuno scrive della propria esperienza e quindi penso proprio che sia la più bella dichiarazione di sottomissione all’amore che io abbia mai fatto.
Puoi raccontare la strumentazione principale che hai utilizzato per suonare in questo disco?
Suonando chitarra e batteria abbiamo pensato a degli stratagemmi per arricchire il suono. Per la batteria abbiamo alternato l’uso di vari tipi di bacchette come spazzole o mallet col feltro, e magari sui tamburi abbiamo usato accordature particolari e piatti appoggiati sulle pelli per simulare una batteria elettronica (senti Lei Taglia). Per la chitarra uso di norma un’equalizzazione che enfatizza i bassi.
Uso pochi pedali: un tube screamer per sporcare il suono con un po’ di distorsione, un delay analogico e un octaver con il quale triplico il suono in tre ottave quasi a farlo assomigliare ad un organo. Per la voce ho usato un emulatore di saturazione da nastro e un pedale di octaver, sia per l’ottava alta sia per la bassa. Il resto lo fanno le dita, i plsi e le corde vocali.
Chi è o chi sono gli artisti indipendenti italiani che stimi di più in questo momento e perché?
Tra gli artisti che stimiamo di più ci sono i Ministri, i Verdena per la sezione più rock perché danno forma a delle pulsioni che ormai nel nostro paese sono rare. Mentre più indipendenti e cantautorali Le luci della centrale elettrica, l’Officina della camomilla e Calcutta. La loro scrittura soprattutto lirica rispecchia perfettamente il mondo in cui viviamo e ci sentiamo partecipi di ciò che cantano a differenza di molti altri. Nicola aggiungerebbe i PopX ma io sono in dubbio.
Puoi indicare tre brani, italiani o stranieri, che ti hanno influenzato particolarmente?
Preferisco italiani
1 La ballata del lavoro interinale, Ministri: primo vero contatto con i Ministri e una scrittura più cantautorale
2 Scegli me, Verdena, ho ammirato fin da subito la loro potenza e l’inizio di questo brano è micidiale e molto Beatles
3 La collina dei ciliegi, Battisti: Ho apprezzato veramente Battisti con questo brano e così poi o scoperto due album che per me sono pietre miliari per la scrittura cantautorale: Il nostro caro angelo e Anima latina.
Iovis traccia per traccia
Si parte da Un Monstro di Lockness nella vertigine del fango (c’è scritto proprio un “monstro”, con la “n”, almeno su Soundcloud). Il pezzo mette in evidenza prospettive curiose fin da subito, con elementi pop, rock e alternativi che si mescolano.
Uscita al mare, la title track, spinge più in là i ritmi e anche alcune particolarità, con linee veloci che si inseguono.
Con Incandescente si scopre il profilo più intimo della produzione di Iovis, con un brano che cresce piano e mette in rilievo fragilità improvvise. Il pezzo però rivela una natura esplosiva che si estrapola interamente in una seconda parte che vede il drumming sotto le luci.
Si vira su un hip hop moderato con 1000, che parla di relazioni amorose con ritmi che spesso cambiano. Le Nuvole adotta profili più classici, di nuovo con la batteria in grado di fornire un supporto consistente.
Regni su di me parte come canzone semplice e diretta, ma come spesso nel disco si scoprono doppi fondi e trabocchetti, soprattutto ritmici o di struttura, collocati qui e là sul percorso. Fila indiana, delicata e breve, funge da intermezzo.
Qualche profilo di psichedelia “concreta” appare in Ti sballi con la colla, che fa venire in mente i Verdena ma anche altri profili di rock tagliente e acido. Tutt’altre idee quelle di Seta, molto delicata e molto più “classica”.
Dopo l’altro intermezzo Lei Vetro, ecco gli arpeggi di Lei Taglia, aggressiva e minacciosa. La Luna si apre con una sorte di autointervista che spiega i motivi della scrittura della canzone. Che poi si dimostra discretamente rancorosa e sempre più allucinata. Altro attimo di pace con Respira, che comunque offre ancora soluzioni piuttosto dreamy nella seconda parte. Si chiude con Cagnara nascosta, un gioco del duo che improvvisa e si diverte.
Iovis mette sul piatto un disco originale e molto ricco di idee. Da notare la capacità del duo di passare da pezzi molto rumorosi e complessi ad altri più lineari senza perdere né in omogeneità sonora né in forza espressiva. Un esordio da tenere d’occio.