Abbiamo fatto una bella chiacchierata con JAKE X produttore e cantautore italiano che sta iniziando il suo percorso artistico come solista. Ci parla del suo nuovo singolo Made of Dreams ma non solo…

Chi è JAKE X? Puoi raccontarci qualcosa di te e sul tuo nome? Ci incuriosisce la X…
Mi presento come cantante, musicista, songwriter, produttore e vocal coach. Il mio percorso musicale è cominciato all’età di 8 anni quindi posso dire che mi sono sentito “scelto” dalla musica fin dal principio. In merito al nome: un mio compagno di basket dell’adolescenza mi chiamava Jake ed è l’unico soprannome che mi sia mai veramente piaciuto (anche se poi tutti mi chiamavano in modo diverso).

La X invece viene da un’idea derivante da un’altra lingua… Negli ultimi 12 anni, ho sempre parlato tanto spagnolo con la stessa frequenza dell’italiano. In spagnolo, qualcosa identificato come “X” è un qualcosa che non si distingue, qualunque, senza particolarità. Questo è ciò che penso io di ogni essere umano, ovvero che non siamo speciali, non facciamo la differenza (non quella che vorremmo attribuirci almeno) e che attorno ad un individuo non ruota ne il mondo ne l’universo.

Ecco dunque il mix: JaKe X è il passato, il presente e il futuro (lo spazio/tempo è un tema centrale della mia musica) che coesistono allo stesso momento e che ricorda quanto siamo di passaggio.

Quali sono i tuoi artisti preferiti? C’è qualcuno che senti influenzi la tua musica?

Ci sono tantissimi artisti che amo, quasi tutti appartenenti al passato. Non ce n’è uno in particolare, in quanto ritengo di essere e di esprimere un mix di generi, di epoche e di stili differenti. Detto questo, sicuramente nella mia top 5 i più influenti sono Michael Jackson, Stevie Wonder, George Michael, Pink Floyd, Mozart.

Hai esordito da poco nel mondo discografico: cosa ne pensi di questo mondo, vista anche la grossa crisi di identità che il settore sta vivendo?

Il mio primo progetto discografico, con una band, è arrivato nel 2013 quindi è già molto tempo che sono dentro il mondo della musica inedita. Sicuramente da solista ora sarà diverso, è un nuovo inizio, ma posso dirti che mi spaventa tutto di meno perché comunque già conosco un po’ il “bene e il male” di questo mondo.

Ritengo che la falla principale sia che la musica oggi è sempre meno un’arte e sempre più un bene di scambio da consumare. Si “ascolta” molto poco e si consuma tantissimo. In quest’ottica, quando viene a mancare la vera domanda (e quindi offerta) della ricerca, dell’idea, del messaggio che passano attraverso il suono, i testi, lo stile etc il risultato non può che essere tutto molto simile, il quale risponde più all’esigenza di vendere, consumare e poi produrre subito un’altra novità.

Mai come oggi l’espressione “industria musicale” rappresenta il concetto: è un’industria e come tale ha le sue priorità da rispettare. Ecco perché ho invece molto entusiasmo per tutto ciò che è rappresentato dall’indipendente: se sei fuori dal mainstream dove l’esigenza principale è prima quella di macinare numeri che di innovare, sei più libero di creare, di esprimerti, di fare ciò che deve fare un artista: rompere schemi, liberare le menti ed ampliare gli orizzonti.

Il tuo nuovo singolo si intitola Made of Dreams. Come è nato?

E’ nato quando, dopo tanti anni, sono tornato a sognare. Letteralmente (ovvero che per molti anni non ricordavo mai i miei sogni e di fatto mi perdevo tutte quelle emozioni positive e negative che lascia un sogno che si ricordi) e figurativamente, ovvero quei sogni ad occhi aperti, quei desideri ed illusioni che ti scaldano il cuore e che ti accendono l’entusiasmo e la voglia di fare. L’intensità dell’emozione che ho provato quando ho ritrovato tutto questo è stata tale che ho dovuto scriverci una canzone.

Di cosa si parla in questo tuo brano? A chi si rivolge?
Made of Dreams è la mia personale constatazione che la razionalità è uno strumento, ma non è la via. L’epicentro della vita dovrebbero essere le emozioni, le motivazioni e la ricerca di ciò che ci rende (veramente, non socialmente) felici. Si rivolge a tutti in quanto ritengo che, alla fine, anche e soprattutto chi come me credeva di no, siamo tutti fatti di sogni e che sono veramente quelli che danno la motivazione più forte per scendere dal letto, giorno dopo giorno con tutti i problemi della vita.

Per quanto riguarda le sonorità: c’è un suono particolare che ricerchi?

No, non ce n’è uno in particolare. Come detto sopra, ho ormai accertato e accettato che in me convivono numerosissime sfaccettature e che non le voglio ridurre al silenzio. Mi sono però dato i due macro-insiemi del pop per ciò che è lo stile vocale, interpretativo e compositivo; mentre l’elettronico è perché ritengo che il concetto di programmazione di un suono sia qualcosa di potentissimo. Potenzialmente, nel momento in cui puoi creare un suono da zero, puoi creare infiniti mondi e scenari ed hai a disposizione un arsenale senza fine per mettere in musica le emozioni.

Cosa pensi della scena musicale italiana attuale?

Dal punto di vista delle logiche industriali, non è ne meglio ne peggio di tanti altri mercati. Si produce ciò che va per la maggiore, si creano a tavolino molti artisti che devono durare il tempo giusto (ovvero fino a che non ne arriva un altro simile) e che non hanno fatto necessariamente un percorso artistico di un certo spessore, in quanto se arrivi ad essere famoso, non importa più il contenuto di ciò che dici. Sei famoso e quindi ti ascoltano. In questo i talent (ma appunto non solo in Italia) sono la fucina più prolifica per questo tipo di artisti e mercato.

Ritengo però che il vero punto negativo dell’Italia sia la poca “fame”. Mi spiego: ho suonato molto all’estero, dentro e fuori dell’Europa e la costante è che vedi comunque un’effettiva voglia per la musica inedita, per la “novità” per quella cosa che si distacchi dalla musica che si incontra nelle playlist top di Spotify, proprio perché incontaminata e “diversa”.

Questa ricerca e voglia, la gente prima di esprimerla su internet, la manifesta nei locali e nei concerti live. Paga (in paesi dove economicamente stanno veramente male) per andare a vedere un gruppo nuovo che non è conosciuto. Ecco, qui da noi, questo non è solo deficitario: manca totalmente.

Di quale messaggio vuoi essere portatore con la tua musica?

Un messaggio sicuramente molto sociale. I genere i miei testi e tematiche affrontano aspetti della vita e dell’animo umano a livello profondo e psicologico. Più genericamente, mi piacerebbe poi essere portatore del messaggio, assieme a tutti quelli che la pensano come me, che non è vero che non si possa più fare musica con quella cura, attenzione, introspezione e ricerca che ha contraddistinto il cinquantennio fino al 2000. C’è spazio e soprattutto c’è voglia che l’artista torni ad essere tale (nel bene e nel male) e non una ulteriore icona da idolatrare e vendere fino alla nascita della prossima. 

Quali sono i tuoi prossimi progetti musicali?
A metà del 2020 pubblicherò il mio primo full length ed almeno un videoclip. Potrebbe essere preceduto da un altro singolo, non è ancora deciso. Nella seconda parte dell’anno invece, almeno un tour. Qualcosa già bolle in pentola, per il momento è tutto quello che posso dire.

Social e Contatti

Website: www.jakexmusic.com

Facebook: https://www.facebook.com/jakexmusic

Instagram:

Youtube: https://www.youtube.com/JaKeXMusic

Spotify: https://open.spotify.com/artist/35WadmQcv6mQbSKZnVQfdf?si=bZXuarD2T9-_rmdFWf2Fmg

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