Johnny Dalbasso, “Cannonball”: la recensione

Johnny DalBasso è un personaggio istrionico e imprevedibile salito alla ribalta soprattutto grazie agli innumerevoli concerti lungo lo Stivale, esibizioni che lo hanno incoronato tra i più convincenti performer nostrani.

Goodfellas ha pubblicato Cannonball, terza fatica in studio che conta undici tracce inedite – scritte, arrangiate e prodotte dallo stesso Johnny – a cui si aggiunge una versione alternativa di “Furore”, classico di Adriano Celentano. “Cannonball” è un disco fatto di ruvide canzoni, capaci di scavare nel torbido dell’animo umano, brani che trascurano la scontata estasi iniziale del rapporto di coppia per insinuarsi nel lato più oscuro e carnale della storia.

Johnny Dalbasso traccia per traccia

Il disco si apre con It’s Over: è iniziato tutto, più che finire, e si parte con un pezzo originale che mescola ironia e noise, con un tono da crooner abbastanza particolare.

Ecco poi la title track Cannonball, storia di relazioni alla fine, sorrette da chitarre violente e veloci, ma sempre senza prendersi troppo sul serio.

Furore è una cover da Adriano Celentano: se lo spirito del pezzo è intatto, l’interpretazione di Dalbasso infonde energia e suoni rock al brano.

Storia di sorprese e di morti per amore San Francesca, roboante e sempre un po’ punk, almeno a livello di mood.

Si continua a far parecchio rumore con Sufrimiento, molto elettrica e voluminosa, con quel filo di ironia sempre pronta a spuntare.

Dopo la veloce Intermezzo (la scala) solo per voce e drumming, ecco Micidiale, altro pezzo alla ricerca di una relazione proposta con una certa insistenza.

C’è un po’ di glam, o almeno di ambiguità, nel modo di cantare Niente di Male, mentre Lascia a casa tuo marito ha le idee molto chiare, sia nel testo, sia nelle sonorità ruvide e ruggenti.

Storia d’amore (Part II) è il pezzo più sofferto del disco, ma è anche una ballad in grado di sfociare in una battaglia sonora ad armi spianate. Con citazione celentaniana (leggermente variata) nel finale.

Si chiude con Adesso e qui, sulle cose che non esistono (e qualche equivoco culinario tra gatti e conigli) ma anche sulla necessità di non perdersi. La ghost track finale Al Bar aggiunge qualcosa in termini di dissertazioni elettriche sull’amore di quasi ogni genere.

Disco molto divertente e per certi versi fuori tempo, quello di Johnny Dalbasso, che si pone decisamente in contrasto con quanto va “di moda”. Ma sono assolutamente necessari, e sempre più rari, anche i personaggi come Johnny, disperatamente aggrappati a sonorità antiche e a modi di porsi sempre nuovi, oltre che sempre egocentrici.

Genere: punk, rock

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