Di Chiara Orsetti
Una playlist per Joker non la posso proprio fare.
Eppure balla Arthur Fleck, si muove a tempo di musica. Ritmo e dolore. Dolore e risate. Potrei trovare canzoni adatte a far da colonna sonora alternativa indipendente a un personaggio come quello che ha preso vita grazie a Joaquin Phoenix, nel tragitto dal cinema a casa ne ho pensate almeno una decina.
Ma non avrebbe senso accostare il male di vivere che gira su Spotify e quello di un’anima d’inchiostro che ha sempre e soltanto provato sofferenza. Ci sono molti modi. Quello scelto dal protagonista è quello di smettere di sentirsi trasparente.
Dimenticato da un groviglio di intenzioni sbagliate e malafede diffusa, la sola alternativa al suicidio di un essere umano colpito da una malattia mentale è quella di colpire più forte. Più forte dell’indifferenza, del silenzio, del rumore delle risate che non ridono con te, ma ridono di te.
Il lato peggiore della malattia mentale è che la gente vorrebbe che tu ti comportassi come se non la avessi. E stampi un biglietto, lo plastifichi per non rovinarlo, perché sai quante volte dovrai tirarlo fuori dal taschino per una risata di troppo. E sai anche quante volte dovrai giustificarti per il tuo cuore troppo esposto, per le tue emozioni troppo forti, per le tue scosse improvvisamente spiazzanti.
Al contrario dei terremoti, le tue scosse non hanno assestamento, continuano a esplodere senza preavviso, ma con grande giustificazione. L’adrenalina che ne deriva può essere direzionata verso l’inclusione o verso la solitudine più completa. Quella che non ti fa vedere differenza tra ammazzare tre persone durante un viaggio in metro e preparare la cena a tua madre.
Quella che ti fa scrivere un quaderno di frasi comiche e nello stesso tempo ti ricorda che solo la morte darà un senso alla tua vita. Lacrime sporcate da una risata incontrollabile, non resta che alzare il volume, tingere i capelli e andare dritto verso il caos. Quale colonna sonora per questo? Per la scelta di morire sano e salvo e smettere di giustificarti per ciò che hai subito? Uccidi ma non vuoi morire, vuoi solo spiegarti una volta per tutte.