Esce via Rocket Recordings il nuovo album dei Julie’s Haircut, dal titolo In The Silence Electric, disponibile ora in streaming e nei negozi. “C’è un tema che scaturisce dal titolo del disco e dalla foto di copertina di Annegret Soltau che ne consegnano un senso di impotenza, soffocamento, difficoltà di comunicazione” -nota Luca Giovanardi
Un disco che è stato realizzato, attraverso un singolare processo di osmosi, da una band sicura di sé tanto da lasciare che gli elementi subconsci e metafisici la guidassero nella giusta direzione.
“Abbiamo accolto gli imprevisti, lasciando che fossero le canzoni a guidarci alla loro forma finale, piuttosto che cercare di forzarle verso una direzione precisa”– conferma Luca Giovanardi.
Una raccolta di brani evocativi e coerenti, che vedono l’intensità mantrica che avevamo conosciuto con il debutto della band italiana su Rocket Recordings (Uk), Invocation And Ritual Dance Of My Demon Twin (2017), espandersi verso uno splendore incandescente.
Julie’s Haircut traccia per traccia
Si parte da Anticipation of the Night, un brano molto elettrico ma notturno (ovvio) e più camminato che di corsa, che in qualche modo fa pensare alle atmosfere dell’alternative americano, tipo Yo La Tengo.
Emerald Kiss abbandona l’atmosfera magica del brano precedente per calarsi in un’aria molto meno rarefatta. Anzi ci sono particelle di rock, nemmeno troppo micro, e cieli carichi di tensione.
Ma se la tensione poi a un certo punto cala un po’, ci pensa Until the Lights Go Out a farla risalire immediatamente, con un qualche retrogusto di dark wave nel percorso.
Si torna sull’ipnotico e sul notturno con Lord Help Me Find The Way, che viaggia a cerchi concentrici.
L’alternanza di ritmi prosegue con la veloce e molto accelerata Sorcerer, già presentata come singolo. Non che qui si lesini sul versante ipnotico/psichedelico, anzi.
Più evocativi i climi di Darlings of the Sun, elettronica ma anche molto insinuante, con tamburi del deserto pronti a offrire i propri ritmi.
Ma non c’è sempre il sole. E infatti ecco In Return, viaggio nelle tenebre, con echi e riverberi e voci lontane e minacce che aleggiano.
Il Faraone sogna i tamburi: in Pharaoh’s Dream ci sono percussioni di carattere tribale. La chiusa torna tra il magico e l’ambiguo, con la serpeggiante For the Seven Lakes.
Disco davvero notevole quello dei Julie’s Haircut, che confezionano nove tracce caratterizzate da compattezza concettuale e sonora, ammantate di un fascino incantatore. La band è matura e ormai può fare letteralmente tutto ciò che vuole.