Junkfood & Enrico Gabrielli, “Italian Masters”: la recensione
Esce oggi in vinile Italian Masters, raccolta di tre ep distinti che i Junkfood ed Enrico Gabrielli hanno effettuato, per occuparsi in prima persona delle creazioni di tre geni italiani delle colonne sonore: Armando Trovajoli, Piero Umiliani ed Ennio Morricone. Una rilettura preziosa e attenta, ma anche del tutto contemporanea, del lavoro dei tre giganti, condensata in nove tracce.
Junkfood & Enrico Gabrielli traccia per traccia
L’apertura del disco è affidata a Morricone e in particolare alla sua Silenzio nel caos, tratta da L’Uccello dalle piume di cristallo di Dario Argento. Junkfood e Gabrielli offrono una reintepretazione particolarmente roboante, con qualche nota di jazz, molto vicina all’interpretazione contemporanea dei temi del post rock.
Secondo brano è la celeberrima melodia di Per un pugno di dollari, in cui il riff di chitarra è attorniato da un drumming marziale e da fiati che scelgono la via dell’inquietudine. Meno nota è Eat it, in cui il ritmo lento e cadenzato può portare alla memoria qualche episodio targato King Crimson.
La triade dedicata a Umiliani apre con il Gassman Blues, tratto da I soliti ignoti, che apre in acustico e che racconta storie piuttosto oscure. Dopo una prima parte tenuta a freno, il brano esplode con tutte le proprie rumorose contraddizioni. La notevole sensualità di The Body si esprime in ritmi languidi che hanno influenzato decine di altre soundtrack. Qui il tocco dei “rilettori” è leggero ma incisivo. Si arriva poi a Conflitti, un pezzo piuttosto massimalista, in cui di nuovo si può sentire qualche impronta del progressive anni Settanta.
La Masquerade apre la sezione dedicata a Trovajoli e si riscopre veloce, acida e molto mutevole, pur con qualche dose di serenità fornita dai fiati. Il finale si allunga e rallenta vistosamente, offrendo una sponda più serena su cui approdare. Si passa poi alla molto inquietante sessione de L’arcidiavolo, che dopo un ingresso tranquillo instilla dubbi e piccoli suoni sintetici che prendono sempre più corpo. Si chiude con una rilettura di C’eravamo tanto amati, rapida e molto consistente.
Se la combinazione Junkfood+Gabrielli offre risultati di questo livello, è auspicabile che la si reincontri il più presto possibile. “Aiutati” dalla scelta di un materiale molto felice, si sono infatti prodotti in un lavoro di grande spessore, che riporta alla luce tutta la qualità che i compositori hanno saputo offrire, ottenendo un lavoro che non suona “datato” in alcun momento.
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