Nascono a settembre 2013 i Kezia, trio con decise caratteristiche “power”, che hanno pubblicato il proprio esordio su distanza “media” (lo chiamano ep, ma conta su ben otto tracce), cioè The Dirty Affair.
Il loro sound mescola sonorità metal con la teatralità di certo progressive, soprattutto filtrato attraverso le lezioni di Queen, Rush, Dream Theater e Muse, sorprendendo l’ascoltatore con continui cambi di scenario.
Kezia traccia per traccia
Con una certa quantità di teatralità, The Dirty Affair ha inizio: i Kezia si districano prima di tutto sulle note di Before I Leave. La traccia che apre l’album parte in modo molto diretto e aggressivo, ma via via che si rivela comincia a rivelare debiti con il progressive, non tanto e non solo quello delle radici, quanto quello rivisto nel corso degli anni Ottanta. Anche i Muse tornano alla mente per certe di una suite in cinque minuti con svariati cambi di ritmo.
Si passa poi a Ebola, che anche in questo caso accende i motori e si mette a correre subito, salvo poi rallentare e attraversare fasi differenti, che in questo caso comprendono interventi di archi e pianoforte. The Dirty Affair (Between Pelican and Bear) prosegue sullo stesso stile e sulle stesse idee ma partendo questa volta in modo più moderato, salvo poi crescere nella seconda parte del brano, con chitarre in evidenza, ma anche con le ormai abituali pause di riflessione e cambi di ritmo.
Qualche sensazione più blues nella prima parte di Sneakers, che poi cambia atmosfera come sempre e accetta influenze elettroniche, irrobustendo nel contempo il suono. Discreta cavalcata quella di Barabba’s Son Song (ma Barabba aveva dei figli? Pare che i Kezia abbiano informazioni a riguardo) che in un’aria metal inserisce suoni di hammond e momenti più tranquilli.
E dopo una, ancora una volta, molto variabile Quendo, ecco Preludio che fa da preludio (chi l’avrebbe detto) a Treesome, che chiude il disco puntando sull’emotività che le grandi ballad rock riescono a provocare, almeno fin quando non si infilano in tunnel elettronici di varia natura.
Il vantaggio dell’esordio dei Kezia è la capacità di far saltare gli schemi. Il problema del disco è un certo abuso della capacità di far saltare gli schemi: benché la band si dimostri molto versatile, ciò che è ripetitivo è l’uso estesissimo del cambio di ritmo. Gli amanti del genere sicuramente apprezzerano, tutti gli altri potrebbero incontrare qualche contrarietà.
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