La Notte, “Volevo fare bene”: la recensione
La band fiorentina La Notte torna con Volevo fare bene, prodotto da Andrea Marmorini e uscito per Woodworm Label /Audioglobe/The Orchard. Il loro omonimo disco d’esordio, uscito l’8 dicembre 2015, con la produzione artistica di Karim Qqru (The Zen Circus), registrato e mixato da Manuele Fusaroli viene candidato al premio Tenco come miglior Opera Prima 2016 raccogliendo favori di pubblico e critica. Il tour promozionale dell’album colleziona 30 date da nord a sud Italia e aperture ad artisti come Ministri, Fask, Giorgio Canali, Calcutta, Ghemon, Rachele Bastreghi (Baustelle).
La Notte traccia per traccia
Un abbraccio sonoro piuttosto ampio quello che propone Per nuovi pescatori, la traccia d’apertura, ricca di sfumature, che dà il via al discorso. Temporale ha un incipit morbido ma già determinato, che lascia presto spazio a una ritmica più articolata e vivida. Idee indie pop si incastrano bene con sensibilità più eleganti.
Si vira su versanti più “power” con Muscoli, elettrica e ruggente, cantata però sempre con una certa tranquillità vellutata (un po’ alla Canova, qui e là). C’è molto drumming e una certa dose di elettricità, metaforica ed effettiva, nella title track Volevo fare bene.
Si parte piano e in acustico con Ho visto la scena, ballad che privilegia l’atmosfera all’impatto immediato. Anche A tempo con te opta per ritmi non esagerati e per un quadro tutto sommato intimo.
Groove attivo e vivido quello de La battaglia dei giorni miei, che poi si apre a ventaglio e si rivela rumorosa, prima di richiudersi di nuovo. Idee quasi liriche quelle di Occhi di mare, che ha suoni lunghi come risacche e molta nostalgia che si deposita sul fondo.
Umore non solare anche in Sotto assedio, che però stempera le idee più oscure con tempeste elettriche esplosive. Idealmente, viste le caratteristiche, sembrerebbe questo il finale giusto per il disco, eppure c’è un’ulteriore coda con l’acustica Buddha Bar, che decomprime le tensioni (ma non è lounge, come si potrebbe equivocare dal titolo).
Istanze che provengono da generazioni diverse arrivano a dare una mano alla scrittura de La Notte, che risulta in un disco efficace, scritto nel modo giusto e semplice da assaporare, pur senza mai essere troppo “leggero”.