Giorni felici è il nuovo album de La Rappresentante di Lista, oggi su tutte le piattaforme digitali e negli store fisici per Woodworm/Numero Uno/Sony Music Italy. Veronica Lucchesi e Dario Mangiaracina si fanno riascoltare con un nuovo lavoro, che prosegue nella dissezione progressiva del pop italiano (e non solo), fatta dall’interno e con strumenti che si fanno sempre più affilati e taglienti.

Rabbia, delusione, orgoglio e giorni felici. Lucidità, depressione, disperazione, dolore, riscatto e giorni felici. Passato e futuro convivono nel nostro presente, graziosi e incombenti. Noi veloci e immobili, spezzati, arrotati dalla vita, ma con le ali per volare. Convinti ancora una volta di poter resistere

La Rappresentante di Lista traccia per traccia

C’è un’idea precisa nel porre La Città Addosso, uno dei pezzi più pop e uno dei brani più canticchiabili, in cima al disco. Da una parte si dichiara: questi siamo noi adesso. Dall’altra forse c’è anche un’idea di assolvere a un compito preciso: volete un pezzo da ballare, un giro di basso per muovere il culo, un coretto “ta-tara”? Eccolo qui e subito.

I toni si abbassano un po’ con Je Ne T’Aime Pas Toujours, che al di là di assonanze gainsbourghiane, ha colori un po’ più scuri, anche per la voce di Dario che apre il brano, ma giocati su ritmi comunque rapidi, su geometrie pop, con un po’ di zucchero nel finale.

Volevo solo l’amore/tu mi hai riempito la bocca di te“: doppi sensi che sono sensi unici presiedono Paradiso, altro singolo già vicino al milione di ascolti. Con un’aria un po’ alla Harley Quinn, Veronica ci chiede di fare un giro nella sua testa, una gita sicuramente molto interessante, a patto di essere pronti a incontrare qualche contraddizione e qualche ostacolo.

E a questo proposito ecco le dolciamarezze di Giorni felici, title track elettrica e dinamica (non che si sia mai frenato nell’album, fin qui): una strada che non c’è, ma che comunque è da percorrere a perdifiato, con qualche sensazione synth pop che addolcisce un po’ il percorso, in una richiesta di fuga che si fa vertiginosa.

La voce che pasticcia un po’ le parole al principio di Parole D?Amore, scritta come la scriverebbe il T9, per un brano che lascia spazio ancora alla voce di Dario, che ci racconta: “sto male per te/sto male con te“. Un dolore celebrato con strutture ritmiche e sonore quasi da alt-country, festeggiato da una sorta di quadriglia spaziale, in un brano che ha tratti di positività e di follia.

C’è la chitarra a dettare i toni di Ho smesso di uscire, che parla di stanchezza cronica, di delusione, di falsità. Ma nemmeno qui i ragazzi riescono ad abbassare il volume. “La vita mi fa sentire vuota/è come se ci fosse solamente noia“: versi che potrebbero figurare tranquillamente in un testo di una cantautrice di pop depresso. Ma qui è un’affermazione celebrata da mille colori e sfumature, da contrasti e da un bisogno di rabbia lucida. “E poi andiamo al mare“.

Ci vogliono le prime note di Mondo per raggiungere un minimo di intimità, in un brano che sa di pop internazionale e di rassegnazione, con la chitarra però sempre pronta a qualche sottolineatura. Altre storie di fuga e di vite lasciate alle spalle a chiudere un brano che ha una costruzione peculiare e una volontà di comunicare che parte da molto in profondità.

Nuovo singolo in uscita in contemporanea con l’album, Karaoke balla su sensazioni molto vintage (e l’assonanza “Giorni felici/Happy Days” assume all’improvviso tutta un’altra connotazione), in una nuova esternazione di sentimenti negativi e di inadeguatezza, con la musica che assume una funzione salvifica, almeno momentanea.

Si torna subito a fare festa con Baby Baila, che si fa sintetico e tribale, r&b, soul, funk, gospel in una richiesta di sparare fuori tutto l’amore, anche se il cuore cade a pezzi. Un background black e americano, un duetto con il coro per una celebrazione più festosa che religiosa.

Abbassa i toni ma non i ritmi Countdown, con un lavoro molto intenso dei bassi e di nuovo un sapore di pop internazionale, maturo e molto consapevole. Il gioco dei contrasti prosegue: “tu mi coccoli/tu mi soffochi“, tra tenerezza e inquietudine. Si chiude con Cattivo, un pezzo semipunk elettrico/elettronico che sa di autoritratti, di vibrazioni e di rock’n’roll.

La ben nota citazione da Tenco dice che quando chi scrive canzoni è felice, esce e non scrive testi. La Rappresentante di Lista invece prova a scrivere anche quando si passano Giorni felici, appunto. Che poi: i suoni esplodono spesso in questo disco, si trasformano nei coriandoli di una festa e di una celebrazione. Ma i sentimenti sono molto alterni, dietro la maschera ci sono molti vuoti e molta sofferenza.

Ma non c’è tempo per la tristezza, c’è una vita da celebrare, c’è una musica da scrivere senza prendere pause eccessive, per non dare modo ai mostri sotto il letto di prendere possesso della stanza. Solo che questi ragazzi a ogni disco danno prova di aver imparato qualche regola in più del gioco del pop, che ormai si sono messi in tasca, che governano a loro piacimento e che ogni volta spingono più in là, per vedere l’effetto che fa.

Genere musicale: pop

Se ti piace La Rappresentante di Lista ascolta anche: Lo Stato Sociale

Pagina Instagram La Rappresentante di Lista

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Utilizzando il sito, accetti l'utilizzo dei cookie da parte nostra. maggiori informazioni

Questo sito utilizza i cookie per fornire la migliore esperienza di navigazione possibile. Continuando a utilizzare questo sito senza modificare le impostazioni dei cookie o cliccando su "Accetta" permetti il loro utilizzo.

Chiudi