La recensione: “Cadori”, Cadori #TraKs
Giacomo Giunchedi, in arte Cadori, è un cantautore abruzzese che ha fatto del lo-fi la pietra del proprio primo miglio, almeno a giudicare dall’esordio omonimo, uscito qualche giorno fa.
Un disco con la band La N, la scrittura di pezzi in inglese e un album dal nome “We Were There”, distribuito nel 2010. Poi “Unalaska”, del 2013, e ora una specie di rinascita sotto un nuovo moniker e con la scelta totale dell’italiano per i testi. Da non dimenticare, peraltro, la militanza nei Torakiki, di cui è uscito di recente l’ep Mondial Frigor.
Una voce molto morbida e soffusa, su Cauntri #1, ci accoglie su ritmi che il country, in effetti, un po’ lo richiamano. Ma è già evidente la mano del cantautore nella scrittura della canzone.
Altrettanto morbida e meno concitata Fuori cadono fulmini, in cui chitarra e basso prendono il centro del proscenio, ma senza togliere spazio a una voce che comincia a proporre sfumature differenti.
Ghiaccio lavora su intensità un po’ più alte, e si alza anche l’enfasi del cantato, anche se non stiamo certo parlando di una canzone “urlata”: il panorama è sempre lo-fi, il discorso sempre piuttosto sommesso e gentile. E un po’ triste, ma ce lo si aspettava.
L’aggressività acquisita nella canzone precedente non svanisce del tutto in Cattivo film, che la concentra in percussioni ritmate e in qualche buon giro di basso. Il sound può riportare alla mente i Notwist e band consimili, soprattutto nei dischi degli anni Novanta.
La Brutta Musica apre con ritmi vicini alla dance, probabilmente l’obiettivo polemico del testo della canzone (“quella brutta musica/che d’estate ci chiede di/partire/per andare/in vacanza”). L’effetto è un po’ straniante ma il brano è ricco di sostanza.
Emozioni diverse quelle alla base di Nuvole, ma ormai il volume delle percussioni è rimasto alto da qualche pezzo e Cadori sembra essersene fatto una ragione.
Tempeste di sale cambia lo schema e utilizza l’acustica e un effetto corale per spostare l’orizzonte su panorami meno angusti. Canzone nemica rivela risvolti cantautoriali rinforzati da un sano groove di basso.
Si chiude su Le Cose, forse un po’ più convenzionale rispetto ai brani precedenti, ma con un retrogusto beatlesiano che non può che far sorridere.
Si ha l’impressione, qui e là, che a Cadori non dispiaccia l’idea di nascondersi un po’: alziamo il volume delle sonorità circostanti e sussurriamo piano, magari qualcuno non se ne accorge.
Ma l’effetto è ottimo, la gestione del suono ricca di attenzione, l’equilibrio complessivo di alto livello. Ottima anche la personalità e la versatilità nell’adattarsi a schemi differenti.