Si chiama Cosa ti sciupa il secondo disco del cantautore Emiliano Mazzoni: con la collaborazione di Luca Rossi il cantautore emiliano propone una raccolta di inediti per lo più guidati dal suono del pianoforte.

Una voce calda e una notevole cura per i testi, nonché un gusto antico per certe immagini e certi suoni fanno da tratto comune per tutto il disco, composto da undici canzoni pregne di realtà.

Canzone di bellezza, che apre il disco, funziona da apripista anche in quanto singolo e primo video (che si può vedere qui): il piano si erge a protagonista immediato, e non lascerà più il centro della scena, anche quando sarà affiancato da altri strumenti.

Brano curioso Ma perché te ne vai, che segue portando in dote immagini notevoli e un andamento quasi brit-rock. Il terzo pezzo è Diva, introdotto da note piuttosto cupe dell’amato pianoforte, che poi si allargano in una ballata dai toni comunque piuttosto oscuri.

Un’altra fuga rallenta ulteriormente i ritmi, fa pensare al Capossela più riflessivo, evoca animali e atmosfere d’inquietudine, gioca con la voce e le immagini.

Anche Ciao tenerezza fa pensare a tempi antichi, ma a dispetto del titolo sa offrire anche idee forti.  Si rasserena un po’ l’atmosfera con Hey Boy, mentre Ragazza Aria flirta con le favole (succede spesso nel corso del disco) utilizzando un sound un po’ meno acustico per suscitare sensazioni differenti.

Non lasciarmi qui inaugura l’ultima parte del disco con toni moderati e idee discretamente frizzanti. Nell’aria c’era un forte odore è un rock, anche se piuttosto Sixties e con influssi morriconiani a vista.

Anche Tornerà la felicità porta memorie d’Appennino e una semplicità accoppiata a filo doppio agli accordi del pianoforte. Le note malinconiche di Non rivedrò più nessuno, modellata sulle ballate di guerra antiche, chiudono un disco profondamente autentico.

Cosa ti sciupa porta in dote una poetica di base molto sviluppata: qui e là sembra di leggere un romanziere alla Fenoglio, sembra di avere di fronte qualcuno che conosca perfettamente il proprio linguaggio e sappia quando è il caso di utilizzare una metafora o quando usare un termine d’impatto.

A gusto personale forse si potrebbero capovolgere gli equilibri sonori, senza togliere spazio al pianoforte ma regalando qualche ricciolo rock in più, senza impoverire il quadro generale. Ma è, appunto, soltanto il gusto personale che decide. E quello di Mazzoni appare in ogni caso impeccabile.

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