Cristalli è il terzo disco della carriera dei Seahouse, band per lo più strumentale nata a Lecce a metà anni Duemila e cresciuta nel corso del tempo proponendo sonorità che vanno dalla psichedelia alla new wave.

Il disco contiene dieci tracce (comprese introduzioni, outro e intermezzo) dalle sonorità varie, ora molto d’impatto, ora più sfumate.

Si parte dalla morbida Intro-Welcome, breve, acustica e soft. Si prosegue con i discorsi fluidi e aggressivi di Cross the Line, che insieme alla potenza delle chitarre esprimono linee melodiche di natura piuttosto variegata.

E dalle inquietudini di Cross the line si passa alle idee elettriche di Cristalli, la title track, che mette in evidenza una buona linea di basso ma anche chitarre acide e tastiere insistite.

Eccoci quindi alle oscurità di The nu band, sotterranea il giusto, articolata nell’evoluzione. Molto più semplice e diretta Coming out, classico rock in cui appare per la prima volta anche la voce.

Si sconfina in ambiti più vicini al progressive con Panta Rei, che ha un flusso di idee che parte dai King Crimson per approdare ai gruppi prog degli anni Ottanta.

Intermezzo tiene fede al proprio titolo, ma lo fa in modo acustico e tutto sommato sorprendente. Ci sono sonorità 80s anche in Presa diretta, che fa pensare ai primi U2, a livello timbrico, e ancora a certo progressive nello svolgimento del brano.

Molto movimentata Into the eyestorm, che segue un climax ritmico e di emozione, che sfocia in un finale quasi noise. Outro-Farewell riprende temi morbidi e chiude l’album.

Il disco è interessante da molti punti di vista, sia per la varietà proposta, sia per l’abilità complessiva, sia perché riesce a non fossilizzarsi sui presupposti, evolvendosi durante l’arco dell’esecuzione.

La brillantezza è una caratteristica dei cristalli e la si ritrova senza dubbio negli scintillii di un disco dalle molte sfaccettature e prezioso perché ricco di idee.