Si chiude con E che non se ne parli più la trilogia di album firmata dagli Elettronoir: dopo Dal Fronte Dei Colpevoli e Non Un Passo Indietro, un altro romanzo in forma di concept album.
La band è nata nel 2004 ed è alle prese con questa trilogia praticamente dall’anno successivo: una storia noir che apre la propria narrazione nel 1977 e la chiude nel 1982, evocando personaggi e fatti dell’epoca.
Dopo la partenza filtrata e sulfurea di Saturazione, si parte con le note nette e distinte di Rio: la narrazione per immagini passa attraverso una vocalità scandita e note di pianoforte, con bassi molto incalzanti.
Note alte e percussioni veloci per Lettere dal margine, seguita dalla strumentale Asfalto, a base di pianoforte, e dalla veloce e incisiva trama costruita da Avanti.
Percussioni elettroniche e una vaga aria da dark wave disegnano i fondali di Arbre Magique, cantata da voce femminile così come Intervallo, in cui si ritrovano ancora dosi di elettronica un po’ più moderata.
New Wave mostra un lato più sensibile, benché non difetti di ritmo e certo non di intensità. La nostra stanza veste ancora colori scuri, con i tasti del pianoforte in bella evidenza, mescolati a effetti di vario tipo.
Il pianoforte è protagonista anche di Tutta colpa vostra!, nuovo intermezzo malinconico che introduce ad Alì bumaye (il riferimento è al famoso incontro Rumble in the jungle tra Muhammed Ali e George Foreman a Kinshasa, con i tifosi che gridavano “Ali, uccidilo!” per incitare l’ex Cassius Clay).
Il pezzo è molto veloce e non perde sostanza pur “distraendo” l’ascoltatore con brani delle registrazioni del match. Il Brigatista è un brano duro e intenso, in cui le sonorità sfiorano l’industrial e il livello di tensione si alza in modo netto.
Altro strumentale, parzialmente solare, con Domenica mattina, che lascia spazio a La Zona, molto più depressa ma anche in crescita emotiva per tutto il proprio percorso.
Lo Straniero, omaggio a Camus, si produce in atmosfere che riportano all’elettropop e alla new wave anni Ottanta. Segue Parigine, di cui è già stato pubblicato il video, che introduce a un’atmosfera apparentemente più tranquilla, ma poi arriva il climax, guidato dalla voce di Georgia Lee Colloridi.
C’è poi Esultiamo con Pertini, vibrante passeggiata elettronica in cui la voce di Nando Martellini racconta le gesta della Nazionale italiana durante la finale dei mondiali del 1982. Il disco si chiude con le note morbidissime di Solea, per piano e due voci.
Un disco ricco di citazioni letterarie e musicali, di contrasti e colori forti, complesso ma anche scorrevole. Non è semplice chiudere un discorso iniziato dieci anni fa, ma l’operazione è stata portata a termine con sapienza.