Dalla sempre vivace Bergamo arriva Andrea Arnoldi e il Peso del Corpo, ensemble per lo più acustico con forti caratteristiche cantautoriali che pubblica Le cose vanno usate le persone vanno amate, primo lp dopo alcuni ep passati.
Il disco vede la luce dopo due anni di composizione, scrittura e riarrangiamento. La produzione dell’album ha inaugurato una nuova fase del percorso, che ha reso possibile sperimentarsi e confrontarsi con un trio d’archi e una sezione di fiati, oltre a strumenti etnici e tardo-medievali.
Si parte enigmistici da Rebus, che come molta parte del disco utilizza come elementi base chitarra acustica, voce e un testo molto meditato.
Ancora non cambia tono (e prosegue sul tema enigmistico) né umore, parla di morte ma senza l’impatto del dramma, e finisce su dissonanze di violoncello.
L’ortica dimostra che non si tratta di un lp monocorde, animandosi e introducendo ironia e perfino allegria a mani quasi piene. Parigi-Torino si inoltra su strade meno soliste e più d’ensemble, con qualche fiato a dare fragranze diverse al brano.
Cometa si inscrive nel range acustico-morbido, con toni da confidenza, salvo che, di nuovo, nella coda strumentale. Cosmogonia è un chiaro divertissement in ritmi sudamericani. Ultima lettera di K a Milena, con titolo e riferimenti testuali kafkiani, torna all’acustico per una storia sofficemente malinconica.
Non che ci si risollevi in cieli d’allegria con Requiem, morbida narrazione post mortem con testo particolarmente ben costruito (e con un sapore come di De André, pur senza volerne replicare i modi). Il discorso prosegue nello strumentale Coda.
Pochissimi gli strumenti invece in Ringiovanimento, avvitata attorno a un semplice giro di chitarra, che però trova molti amici, per esempio cori e armoniche a bocca, nel finale.
Decalogo, come spesso succede nell’album, parte morbida e acustica, ma la coda finale psichedelico/orientaleggiante con sitar è del tutto imprevista.
Il progetto è stato curato con pazienza e senza alcuna pressione: c’è la curiosità di sapere che cosa sarebbe successo utilizzando una palette di strumenti più ampia (magari non fedelmente legata al tardo medioevo, ma per esempio qualche strumento a tastiera). Il risultato è però positivo, anche dal punto di vista dell’attenzione nella fattura dei testi.