La recensione: “Ogni strada è un ricordo”, Ongaku Motel #TraKs
Come tutti sanno, “ongaku” in giapponese significa musica (ora venitemi a dire che l’unica parola che conoscete di giapponese è “sushi”). Ongaku Motel, invece, significa un trio milanese che si è formato molto di recente ma ha già trovato un ritmo più apprezzabile.
Lo si può, appunto, apprezzare ascoltando Ogni strada è un ricordo, ep d’esordio su cinque tracce uscito da pochi giorni e quasi del tutto registrato in autonomia dalla band, tranne le batterie registrate presso il Purania Recording Studio di Vimodrone (MI). Mix e masteriazzazione sono invece opera di Simone Sproccati presso il Purania Recording Studio di Vimodrone (MI).
L’ep incomincia da Le cose che mi hai detto, veloce e disinvolto brano che si impernia su una chitarra acustica piuttosto agile e su una ritmica movimentata.
Le mie paure suona parzialmente ironica, continua il discorso acustico, inserisce però qualche sorpresa di un certo impatto.
La title track, Ogni strada è un ricordo, suona leggermente più malinconica senza però appiattirsi né perdere vivacità. Interessante l’assolo di chitarra che lega le due metà del pezzo.
Rapido il passo di Settembre, che non è particolarmente autunnale a dispetto del nome: al contrario il brano è tra i più movimentati del disco, con piacevoli intermezzi di chitarra e una tessitura complessiva dai bei colori. Si chiude con Elia e Michelle, altro quadretto acustico semiserio con una certa dose di brio.
Le canzoni sono spesso veloci e ben congegnate, concentrando contenuti sonori e testuali in parentesi all’interno delle quali tutto è piuttosto ben articolato.
Ogni strada è un ricordo rappresenta un buon esordio, ricco di contenuti e di ottime sensazioni, senza indulgere alla moda del momento ma rincorrendo piuttosto una forma canzone ben costruita.