TanziniL’ex Criminal Jokers Tommaso Tanzini ha pubblicato Piena, un discorso solista condensato in dodici tracce spesso potenti e determinate.

Il chitarrista pisano ha scelto questo titolo per la continua allerta meteo rispetto all’Arno che minacciava di uscire dagli argini e distruggere lo studio in cui lavorava.

Si comincia con le note solenni e risonanti de L’immagine. Salta all’occhio immediatamente la texture vocale che richiama quella di De André, ma anche una ricerca di sonorità attenta e curata.

La tua tranquillità complica un po’ il panorama sonoro con l’aggiunta di qualche idea elettronica. Ma gli elementi restano semplici e ben distinti, il paesaggio vasto fino al’orizzonte.

Musicisti alla ribalta si costruisce sulla chitarra e su idee piuttosto forti rispetto a qualche collega e all’industria musicale. Le scelte sono acustiche anche per Retromani, che acquista qualcosa in termini di vivacità e anche di tessitura chitarristica.

ll Personaggio tesse di nuovo in acustico con accenni di folk delle origini e la voce che costruisce un ritratto (autoritratto?) tanto esemplare quanto realistico.

Un po’ più articolato e ricco di elementi il disegno che sta alla base di Madre: da notare la capacità di Tanzini di utilizzare a piacimento idee totalmente acustiche oppure prevalentemente elettroniche senza che lo stile personale si sposti di un millimetro dalla propria sede.

La conferma arriva anche da 4 Mura, che pesca a mani più piene dall’armamentario dell’elettronica e dialoga su ritmi più veloci con la chitarra e con la voce profonda del cantautore.

Si torna all’acustico con In Bici, così come Io non ti lascerò, dense di scrittura al limite del poetico anche se con caratteri differenti. Attorno al fuoco si fa notare per un’incisività intensa, che filtrare oltre una densa coltre di pessimismo.

La Rivincita si ripopola di umori diversi, almeno a livello sonoro, e propone un pulsare di ritmi che fanno da contorno a sentimenti per lo più neri. Hoj chiude in acustico, come è giusto che sia, con una ballata sull’amor perduto che lascia segni profondi.

Si è preso i tempi giusti, Tanzini, per costruire un disco che lo convincesse pienamente. Anche il disco ha il passo giusto, a volte carico di pensieri, con il giusto orgoglio della chitarra che non si tramuta mai in esibizionismo vuoto.

La voce forte di Tanzini fa da collante in un disco ricco e ispirato, mai particolarmente allegro ma spesso carico di intensità non comuni. Più che alle “Piena” distruttiva che minaccia ogni giorno l’Italia di oggi, si può pensare a quelle dei fiumi antichi, apparentemente pericolose, ma alla lunga portatrici di fertilità.

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