Si chiamano Winter Severity Index e non fanno mistero di ispirarsi alla dark wave britannica che caratterizzò gli anni Ottanta, capitanata da band come i Cure.

Simona Ferrucci, cantante, chitarrista e principale compositrice ha fondato il gruppo nel 2009: nato come quartetto tutto femminile, ha successivamente preso la forma di un duo, nel quale Simona si è avvalsa della collaborazione di Alessandra Romeo, già alle tastiere di gruppi storici della new wave romana, come i Cat Fud e i Bohemien, attualmente impegnata anche nel progetto No Fun.

Le sonorità profonde e risonanti si presentano a partire dall’incipit di At Least the Snow, che apre il disco. Il pezzo è piuttosto picchiato e veloce, inevitabili i pensieri a Cure e Siouxsie, ma ci sono anche differenze (per esempio il sax) e una personalità piuttosto cospicua.

Le qualità della voce della Ferrucci emergono al meglio in Ordinary Love, forse più pop ma comunque caratterizzata da effetti di chitarra e drum machine.

La strumentale A sudden cold torna su temi meteorologici e su atmosfere piuttosto cupe, mentre Bianca corre su ritmi piuttosto sostenuti, approfondendo il discorso tra oscurità e scintillii improvvisi.

The Brightest Days si dipana su ritmi medi e sullo stesso tipo di sonorità, con il basso che slappa in discreta evidenza. Con Fishblood il ritmo torna a salire e le chitarre a emettere echi, con un cantato che riporta dritti al periodo elettropop.

Ancora oscurità e basso in evidenza in Lighting Ratio, che tra le suggestioni del passato aggiunge anche una chitarra che ricorda il primo The Edge: un’impressione che perdura anche nella seguente No Will.

Come spesso nel disco, anche Compulsion parla di solitudine, straniamento e tristezza, ma questa volta con un cantato quasi marziale. Chiude il disco Embracing the Void, su toni tra il lirico e l’epico, ma sempre senza perdere il senso della misura.

L’effetto vintage e nostalgico del disco è del tutto innegabile: qui e là sembra di ascoltare qualche alternative take da “Faith” o “Pornography”. Tuttavia il talento delle ragazze è altrettanto innegabile.

Le Winter Severity Index hanno sì preso i medesimi ingredienti della dark wave, ma il risultato è senza dubbio personale e più che soddisfacente, in particolare per chi apprezza certo tipo di effetti di chitarra, certo tipo di ritmiche, certo tipo di foreste sonore oscure e minacciose.

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