La recensione: “The Brand New Dawn”, Rusty Blues Propellers #TraKs
Con un ep alle spalle, uscito nel marzo scorso, i Rusty Blues Propellers si propongono ora con un lp “intero”, un dieci tracce che si intitola The Brand New Dawn.
La band è un quartetto che suona un rock piuttosto diretto ma anche attento a ciò che è successo a livello internazionale nell’alternative degli ultimi anni.
Dopo una rapida intro rumoristica, il basso e una chitarra particolarmente acida prendono il sopravvento all’interno di Everybody cheats on me, in un pezzo veloce che ha del pop in sé ma anche la giusta aggressività.
Si cambia ritmo ma non atmosfere con la title track, The Brand New Dawn, che conferma le ascendenze (Black Keys, White Stripes, Killers, BRMC eccetera) ma anche la notevole energia della band.
Piece of shit, visto il titolo, non può essere brano inondato di positività, ma sorretto da brillanti tessiture di chitarre e aggressivo in modo insistente.
You’ll Never Pass my Door si affida a un drumming più variegato senza abbassare il livello di aggressività. Si frena bruscamente invece con The Story That Should Never Be Told, ballata semiacustica e ritmata.
Si torna a correre, anche se non su ritmi folli, e a fare rumore con Hide yourself in a shell, che avanza a ondate successive e porta con sé anche qualche reminiscenza di grunge.
Norah approfondisce il solco e appesantisce i suoni, collocandosi sostanzialmente in ambiente hard rock. Più allegro il mood di Really Nice Goodbye, che ha un umore scanzonato che si conserva anche nella seguente Your Business.
La traccia finale, Pure, passa dal rango di ballata a fasi differenti che la portano ad assomigliare quasi a una suite in miniatura, con cambi di ritmo e anche di impatto.
Il suono e lo stile della band sono già piuttosto definiti e chiari, il che non è una conquista da poco visto che ci si trova di fronte a un esordio. Qualche limatura e qualche sforzo di fantasia può essere necessario, ma niente che non sia già nelle corde della band.