La recensione: “The Trip Tape Live”, Denis The Night & The Panic Party #TraKs
Passeranno per un live a Milano a maggio ed è pensabile che non si tratterà dell’ultima tappa italiana della loro carriera: Denis The Night & The Panic Party hanno anche reso pubblico The Trip Tape Live, un ep piuttosto significativo delle loro escursioni elettro-shoegaze-psichedelia.
Il trio si nasconde dietro un alone di mistero: le scarne note biografiche lasciano spazio alle sei tracce dell’ep, che pescano sonorità tra i decenni, mescolandole però con personalità e originalità.
Per arrivare alla sostanza di Androgynous Love bisogna filtrare attraverso rumorismi di varia natura, che si aggiungono a quelli del live. E quando si arriva alla sostanza, si capisce che entrare nel cuore della macchina non sarà così facile: sotto gli effetti si intuiscono idee pop e nostalgie vintage, ma c’è parecchio altro.
Lorraine, che altrettanto si raggiunge attraversando veli elettrici, arriva però in modo più lucido e pulito al dunque. La voce femminile che guida il discorso è malinconica in modo sereno, e la strumentazione ridotta allo stretto necessario.
La dolcezza residua della traccia precedente è spazzata via in un attimo da The Underdog, battito pulsante ma stabile che introduce a ritmi e suoni shoegaze.
Si parlava di battito: con Udu il concetto è ripreso e amplificato, fino ad arrivare ai confini del noise e dell’industrial, almeno nell’introduzione del brano; poi si riparte con un discorso molto più fluido e sciolto.
E i ritmi continuano a essere sferzanti su Panic Party, che questa volta sembra voler fare i conti con il mondo techno e dance. La chiusura, che è in linea con i ritmi della precedente, è affidata a Cosmic Youth, forse più convenzionale rispetto ai brani precedenti.
L’ep ha svariati punti di forza e cerca di metterli in mostra tutti, con un crescendo che pone l’accento su una certa versatilità sonora del trio, che passa dal “piano” al “forte” con grande disinvoltura.
E’ un mondo senza confini quello dei suoni di Denis The Night & The Panic Party, in cui importa poco se si suona elettrico, elettronico o acustico: l’importante è il flusso. Ed è obbligatorio seguirlo.
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