La recensione: “Veleno”, Godblesscomputers

E’ un viaggio, parte interiore e parte esteriore, quello che propone Godblesscomputers, nome d’arte di Lorenzo Nada, nel suo nuovo lavoro, Veleno. Si tratta di un percorso del tutto elettronico, viste le ascendenze del dj/producer, ma che non rinuncia a coinvolgere i suoni della natura nei suoi brani.

Il disco non rinuncia alla melodia, anche se spesso smontata pezzo per pezzo e rimontata come se fosse un giocattolo. Nada cerca di intercettare i suoni dell’elettronica contemporanea, ottenendo sonorità che spesso si avvicinano all’ambient, all’etnica, alla fusion.

Godblesscomputers racconta le sue tracce come una sorta di incubo in progressione (con lieto fine): per esempio per descrivere la storia di suoni narrata da “Seventh Floor” scrive nelle note di accompagnamento all’album: ” Scendevo vertiginosamente piano per piano, li ho contati erano 7. Le pareti erano appiccicose, ricoperte di una pregiata e luccicante pappa d’oro”.

“Ero caduto in un’arnia e decisi di approfittarne, era il mio stomaco che lo chiedeva. Affondai a piene mani nel miele, portandone alla bocca interi palmi. Quando la mia avidità si placò era già troppo tardi, capii di aver violato uno scrigno segreto e un insetto enorme ero pronto e cibarsi di me, come io avevo fatto col suo tesoro”.

What we’ve lost, prima traccia del disco, si muove su una semplice linea tipo d’n’b con voce femminile che arpeggia in primo piano: il piano è già stabilito, “quello che abbiamo perso” è probabilmente il contatto con la natura.

Icry, primo singolo, ci fa passare dalla malinconia all’inquietudine, il movimento diventa più veloce, il discorso vocale si complica.
Nothing to me è un iter nella foresta, tra percussioni ed effetti elettronici che sembrano mimarne la fauna. La voce umana è sempre presente, come una sorta di fil rouge.

La già citata Seventh floor è il tuffo nell’appiccicosa tana dell’insetto: anche qui il movimento e il ritmo sono accelerati anche se non frenetici, il pulsare dei bassi è sempre fra gli elementi di rilievo del discorso.

Se sono panorami da incubo quelli descritti dalle parole del dj, non lo è la musica, inquieta ma mai veramente cupa, perfino in Collapse (dove, secondo le note di Nada, il protagonista dell’lp viene sostanzialmente mangiato dall’insettone). Al contrario, sembra che in fondo a ognuno dei tunnel disegnati da Godblesscomputers ci sia una speranza. In tempi come questi, può fare comodo.

Il brano più curioso del disco può risultare Yuan, in cui il protagonista del disco, sorta di novello Ulisse, approda a una versione cinese dell’isola dei Feaci, ma invece che Nausicaa dalle bianche braccia trova un nugolo di monelli che gli vociano intorno (qualche monello ha un’intonazione della voce che può richiamare alla mente certe mamme partenopee, ma tutto il mondo è paese).

La chiusura è affidata a Orange, dove si recupera serenità ma anche distacco.  Il disco, pubblicato in vinile e in digitale da Fresh Yo! & White Forest , è in uscita giovedì 4 aprile.