LaColpa, “Mea Maxima Culpa”: la recensione
Esce domani, 16 settembre 2017, per Toten Schwan Records, Mea Maxima Culpa, il nuovo disco dei LaColpa. La band, formatasi nel 2014, è composta da Andrea Moio (ex Sùr), Cecco Testa (già membro dei Cropcircle), Davide Boeri (ex Septycal Gorge), Davide Desto (ex Infection Code) e da Mario W. Gacy (ex Deaviated Sister TV).
Alle spalle hanno già un ep autoprodotto (pubblicato in edizione limitata a sole 33 copie numerate a mano). Mea Maxima Culpa si compone di tre brani, muovendosi principalmente su sonorità black metal, doom e noise. Le registrazioni dei pezzi sono state curate da Dano Battocchio, Paul Beauchamp e Cecco Testa, mentre del mastering si è occupato Brad Boatright.
LaColpa traccia per traccia
Si parte da un’estremamente oscura Soil: da un background chiaramente industrial si sviluppano direttrici inquiete e una vitalità estrema, che presto, dopo vocalizzi gutturali, sfocia in un’esplosione magmatica cui contribuiscono tutti gli strumenti. Il finale di pezzo lascia spazio a risentimenti di vario genere, nonché a qualche articolazione math.
Nessuna gradualità si registra in Scars, che invece parte a tutta forza fin dalle prime battute, con un frastuono incontrollato che risulta nell’erezione di un muro sonoro impenetrabile. Poi c’è un rallentamento, con la band che si ferma a contemplare la costruzione delle muraglie sonore e un senso di trionfo e di caduta che si sparge.
L’ultima traccia, Fragments (Of a Smiling Face), si fa insinuante, soprattutto nel cantato. Il sound in questo caso è molto più pieno e, tutto sommato, diretto che nei due episodi precedenti. La struttura si costruisce pezzo per pezzo, sorretta da un drumming via via più potente. La parte finale è occupata da incidenti esplosivi reiterati e da un senso di minaccia sempre più incombente.
Disco estremamente compatto e furibondo per LaColpa, che colpisce per intensità, ma anche per la capacità di modulare la potenza.
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