Si chiamano Lagoona e arrivano da Perugia: la band alternative emergente pubblica il nuovo album Riparo. La tematica costante è la ricerca di un posto in cui rifugiarsi quando fuori sembra non esserci più speranza, l’incessante ricerca di calore durante un rigido inverno, in attesa del ritorno dell’estate. Abbiamo rivolto qualche domanda alla band.

Mi raccontate la storia della band fin qui?

La nostra band nasce a settembre del 2016 dall’ incontro mio (Luca) ed Elia. Ci siamo incontrati per caso in una località marittima e parlando del più e del meno è uscito fuori l’argomento band. Entrambi avevamo voglia di formare un gruppo pieno di chitarre.

Abbiamo suonato molto in giro, pur non avendo un cd fuori o brani registrati, questa si è dimostrata una palestra importantissima, soprattutto il fatto di metterci costantemente a confronto con diverse realtà.

Poi verso dicembre 2017 abbiamo deciso di utilizzare MusicRaiser come appoggio per poter entrare in studio a registrare quello che poi è diventato Riparo. E adesso eccoci qui carichi per l’uscita del nostro album.

Nel comunicato indicate la necessità di “smettere di stare in silenzio e di iniziare a urlare”: da dove nasce questa necessità?

Questa necessità nasce durante il periodo di scrittura dell’album, in particolar modo dei testi, era un periodo molto particolare della mia vita e casualmente quando il resto della band li ha letti ci siamo accorti che rispecchiavano un po’ tutti noi.

Credo che possa essere definito un cd molto intimo, ma allo stesso tempo su cui molte persone possono riconoscersi.

Mi sembra che il vostro sound affondi le radici negli anni Novanta. Quali sono i vostri “mostri sacri”?

Be’ siamo un po’ tutti figli degli anni Novanta e in un modo o nell’altro il sound di quei anni ci è rimasto addosso, anche se amiamo sperimentare molto, soprattutto Lorenzo (chitarra) è un vulcano di idee.

Per quanto riguarda i mostri sacri credo che ognuno di noi ti risponderebbe in modo diverso, ma nelle fondamenta ci sono gruppi come Radiohead, Foo fighters, Biffy Clyro, The Flaming lips, Beatles, Afterhours, Jeff Buckley fino ai Black Flag.

Credo che la lista sarebbe davvero lunga.

Come nasce “Ruggine”?

Come tutte le canzoni nasce da una base registrata male con una chitarra acustica distrutta, che successivamente viene riproposta in sala prove e Daniele, Elia e Lorenzo la trasformano magicamente.

Per quanto riguarda la tematica del testo, mi piacerebbe che ogni persona possa avere la sua visione del messaggio.

Immagino che il vostro set live sia molto energico: che cosa si deve aspettare chi vi viene a vedere dal vivo?

Siamo una band da live è vero, amiamo alla follia il palco indifferentemente da quale sia. Abbiamo un contatto molto diretto con le persone che vengono a vederci, ecco diciamo che spesso ci ritroviamo in mezzo alla gente a sudare insieme ahahahah.

Lagoona traccia per traccia

lagoonaSi parte da Un pezzo di me: apertura oscillante e suggestiva che indica la volontà chiara di inoltrarsi in territori di alternative rock.

Le impressioni sono confermate dalla ben più aggressiva Ruggine, che lascia spazio a qualche piccolo assolo, nel mezzo di una tempesta sonora piuttosto dolorosa.

Un po’ più solare ma non meno picchiata Chiodi, che lascia ancora spazio alle svisate della chitarra elettrica, in grado di variare un percorso e un suono molto compatto.

Nebbia alza un muro compatto di drumming, a difesa di un brano forte e fragile insieme. I titoli semplici e spesso duri proseguono con Il vuoto, per contraddistinguere una canzone che sfocia quasi nello stoner, alzando poderosamente il volume e la rabbia.

Resta apre con un loop ipnotico e con lo sguardo che si perde su volute elettriche continue. Con Rotaie si corre su un treno sostanzialmente hardcore, che esplode fin dalla partenza.

Senza equilibrio sembra voler ragionare su tempi più rallentati, ma presto arriva una festa di suoni e rumori molto pieni e corposi.

La title track Riparo è uno strumentale da un minuto (spaccato) con suoni evocativi e lontani.

Preludio del finale che in 1990 torna ad alzare i toni, in un brano che su una struttura solida inserisce qualche schizzo sonoro in direzioni diverse. Dopo una prima parte semi-morbida, ci si indigna di fronte a un cielo “pieno di stelle del cazzo/che brillano senza un perché apparente”.

I due lati dei Lagoona, quello incazzato e ruvido e quello più morbido e meditabondo, emergono in pieno in disco che non rifugge mai dai contrasti. Chiariscuri potenti si diffondono su un lavoro intenso e ben scritto.

Genere: alternative rock

Se ti piacciono i Lagoona assaggia anche: Animarma

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