Laila Al Habash, “Long Story Short”: recensione e streaming
Si intitola Long story short il nuovo ep di Laila Al Habash: quattro storie più uno skit in uscita per Undamento. Per farla breve, quando breve non è. Fermarsi a chiedere cosa si voglia raccontare, come volerlo fare. Scoprire di poter prendere in mano questo lavoro in toto, dalla composizione alla direzione artistica, in un processo appassionato, divertente, a volte faticoso. Un viaggio personale che esplora alcune forme di relazione, non solo amorosa.
Storie lunghe in una forma breve: “Storie, sogni lucidi, rapporti inutilmente complicati, epifanie improvvise su me stessa e sull’amore, cercando di incastonare queste sensazioni dentro un buon groove”.
Laila Al Habash traccia per traccia
L’ep incomincia con Giura, una storia fatta di nostalgie e di un rapporto che ha lasciato dietro solitudini e gelosie. Ma il tono di Laila, che pesca da sonorità r&b, soul e dance, non è esageratamente struggente, anzi sembra più quello di chi sa che le strade prima o poi si incroceranno di nuovo, anche se la realtà ora è quella di una libertà che sa di solitudine.
Più intimi gli umori e i suoni di Sottobraccio, in un pezzo che poi si apre e che è stato scelto come singolo, forse anche per i suoi contrasti e il suo sapore dolceamaro. La perizia nel litigare come metafora di ciò che si può imparare insieme, grazie a un “amore nucleare”.
Problemi di egocentrismo e di rabbia che fanno naufragare i rapporti all’interno di Non ti voglio più, una richiesta di separazione calma ma decisa, vellutata ma senza appello, nonostante qualche piccolo dubbio. Il flusso della canzone è particolarmente fluido e liscio, con movimenti liquidi dall’inizio alla fine.
Delenda Carthago: Cartagine parla di una distruzione totale, con tanto di spargimento di sale alla fine, perché non cresca più niente neanche sulle rovine. Un pezzo sfaccettato dal punto di vista sonoro, con qualche riferimento geografico (e anche storico: Laila, ma che ne sai tu delle “sciantose”?). “Oggi è il nostro funerale“: difficile chiudere un rapporto in maniera più netta di così. Idee tribali mescolate si occupano di In breve (outro).
Niente, Laila Al Habash ci piace sempre e ci convince sempre: non urla, non sgomita ma fa le sue cose con coerenza, anche sonora, ammirevole. Scrive bene, canta con competenza, racconta storie semplici ma sincere ed esprimendo sentimenti che si ramificano bene e che comunicano benissimo. Forse le manca un saltino ulteriore verso il mainstream, ma bisogna vedere se è quello che vuole davvero.