Solo al sole è il nuovo disco de l’Albero (al secolo Andrea Mastropietro, ex voce e chitarra dei The Vickers) in uscita per Santeria Records con distribuzione Audioglobe. Anticipato dal singolo e title track Solo Al Sole, il disco si pone come una dichiarazione d’amore per la musica italiana. Al centro del suo universo musicale chitarre acustiche, sintetizzatori analogici, sax e voce.
L’Albero traccia per traccia
Una scala (o molte) fa da introduzione a Solo al sole, title track e apertura del disco. Un brano che parla di rinascita con un senso di armonia generale.
Dalida si immerge in citazioni e riferimenti testuali a Tenco, benché la musica sia vagamente beatlesiana e di un buon umore, che al cantautore di Cassine difficilmente avrebbe detto qualcosa di significativo.
Movimenti più significativi quelli che opera Cenere, molto dinamica e costruita su strutture rock-pop alimentate da un battito continuo. Eccolo il sax che, molto in stile anni ’80, offre un inciso che regala qualche colore in più al brano.
Quando viene sera rallenta e torna a idee notturne. Oh mia diletta! si fa languida e nostalgica, con qualche idea da jazz club a fornire un background sonoro per il brano.
Pianoforte e atmosfere quasi parodistiche quelle che esprime Noia e illuminazione, intermezzo strumentale. Volo 573 sembra presa da una pagina del songbook dei Supertramp, con una voglia di voli transoceanici a reggere il discorso.
Torna ad accelerare il ritmo con Vengo a prenderti, brano in cui ricompare anche il sax, accompagnato da un drumming molto vivace (per una volta).
Percussioni continue e avvolgenti quelle di Tutto ok, brano che approfitta delle proprie dinamiche per trasmettere un certo ottimismo. Perfino con un assolo di chitarra nel finale.
Altro intermezzo, stavolta d’organo, con Il mattino ha l’oro in bocca. Si chiude con la lunga Parlami di te, ultimo episodio soft e nostalgico, con un’aura britpop e qualche guizzo della batteria.
C’è sicuramente qualche pizzico di originalità nella scrittura de L’Albero, che comunque convince decisamente di più quando graffia un po’. I riferimenti cantautorali storici si perdono nelle canzoni gonfie di vintage; asciugare le trame qui e là porterebbe vantaggi indubbi.