Confessions è il primo album dei LDV (La Dolce Vita), in uscita per Mold Records. Frutto di una sofferta elaborazione, è una sorta di antologia non strettamente cronologica che ripercorre le varie fasi di esistenza del gruppo, dalle remote origini alla ricostituzione, dopo una lunga pausa, nel 2012, fino ad arrivare a oggi.
È un viaggio nel tempo che, accanto a pezzi “storici”, nati in una cantina all’inizio del 1980 e partoriti da un gruppo di teenager, presenta materiale nuovo, di recente composizione. Dal punto di vista musicale invece l’album è imbevuto di sonorità che risentono del clima musicale e delle sperimentazioni sonore del post-punk e della new wave, soprattutto inglese, di fine anni ’70 e dei primissimi ’80.
Ldv traccia per traccia
Si parte da Confessions, title track poco “post” e molto punk, con il suo respiro accelerato e qualche svisatina qui e là.
Time Stands Still prende percorsi diversi e più vicini alla new wave, con ottime dosi di elettricità e di energia soprattutto nella seconda parte del brano.
Sezione ritmica in evidenza, insieme alla chitarra, per la partenza di Ambition, che suona piuttosto vintage, con riferimenti a un panorama musicale anglosassone piuttosto allargato. Le ascendenze post punk si plasmano in Shadows, che allarga orizzonti e sonorità in modo piuttosto plastico, con un pizzico di melodramma sul finale.
Si recupera velocità e anche qualcosa in termini di incisività delle chitarre con una piuttosto acida Brighter at Night. Si arriva a metà disco con Lost, brano che disegna archi sonori molto variegati e con atmosfere notturne, quasi jazzate. Nel finale spazio per la chitarra, che si merita un assolo particolarmente free.
Too Many Voices mette insieme, appunto, molte voci sull’incipit del brano, per poi procedere con metodi di rock piuttosto aperto e quadrato. Ritmi alti e tastiere in evidenza per una rapida Girl from another world.
Svariate le influenze che contraddistinguono Not Ready, che parte da una base di rock rapido e imparentato con il punk per inserire un momento reggae a metà brano. Più ragionata la seguente Artificial, che dà vita a qualche esplorazione subacquea lungo il proprio percorso.
Si procede con molta rapidità con Sacrifice, sorretta da ritmi alti e palesemente in ambito sonoro da Joy Division e affini. Il brano di chiusura è Your Eyes, che parte piano ma si fa presto ruggente.
Molta sincerità e ispirazione nel disco di debutto degli Ldv, che condensano il meglio della loro produzione con un lavoro ben fatto e di largo respiro. Pur facendo riferimento a epoche evidentemente lontane, il disco suona in modo ricco e cattura l’interesse fin dal primo brano.