Leader Negativo, “Dovevo solo dormire”: recensione e streaming
Si chiama Dovevo solo dormire il disco d’esordio dei Leader Negativo, idea che nasce più o meno nell’estate 2016 e prende forma definitivamente nel 2017. Luca Urbani riunisce attorno a sé personaggi che, a vario titolo, hanno lavorato nei suoi molteplici progetti in questa seconda decade del secolo.
Luca, presenza costante nel panorama musicale italiano per due decenni, fondatore di Soerba e collaboratore storico di Bluvertigo, Garbo, Alice e Fluon, raccoglie l’invito dei compagni di strada. Il progetto così si apre a Matteo Agnelli (chitarra), Alessandro Parietti (batteria e percussioni) e Andrea Pellegrino (basso).
“Sequenze, scene di vita in apparenza distanti tra loro ma legate da una sola domanda, un denominatore comune:davvero il caso regna sull’esistenza? Respirare profondamente, lasciar correre e, nuovamente convinti che tuttoabbia un senso e una direzione, tornare a raccontare una vita regolata dalla volontà, dai progetti e dalledecisioni. Riuscire a spiegare a noi stessi e agli altri il senso di stare immersi nel delirio gioioso e osannante di una folla sterminata. Che poi, chissà mai perché, è lo stesso che perdere tempo alla fermata, alla riuscita di qualcosa.Ce la faremo! In fin dei conti ci salveremo sognando… a patto che si sappia CHE COSA sognare. E ricominciaretutto da capo, da soli o in mezzo alla folla”.
Leader Negativo traccia per traccia
Un filo di cinismo si manifesta fin dalla prima traccia, Perdita di gravità, che ora galleggia aerea e ora si radica a terra con modi rock piuttosto abrasivi.
Si viaggia piuttosto alti con Alcuni esemplari, che inserisce anche movimenti d’arco in un contesto piuttosto muscolare: il testo parla di uno zoo che sembra più umano che animale.
Alcune scelte difficili e qualche tempesta di chitarre caratterizzano Rimandare: se con la prima traccia eravamo in territorio Soerba/Bluvertigo e la seconda aveva fatto pensare a Battiato, qui ci si muove con modalità più CSI. Comunque i modelli di riferimento sono tutti molto nobili.
Battiti profondi quelli di Buon vino, escursione oscura un po’ più moderata dei brani precedenti, e anche appoggiata con maggiore delicatezza.
Drumming molto rumoroso quello che apre Il sogno dei poveri, che ha un atteggiamento di rock “frontale”, rumoroso e pieno, con un testo che se la prende con un certo conformismo.
Abbastanza dirette anche le sonorità di Che cosa?, che va più sul personale ma senza esagerare.
Aggressività e coretti, con buone linee di basso, per Acido laico, ritratto leggerissimamente critico di un personaggio che non è che proprio non si veda l’ora di incontrare.
Quando sono io? si confronta con le maschere che si indossano, tornando a suoni rock-pop.
Si viaggia su terreni politici con Gli italiani non esistono, percorso descrittivo e di nuovo acido-critico, ma più generale.
Classico esordio-non esordio quello di Leader Negativo: benché la formazione sia sotto questa titolazione per la prima volta, i musicisti non sono né esordienti né poco amalgamati.
E si sente bene: Urbani e amici mettono sul piatto esperienza e talento, ottenendo un disco acido e appuntito, che riporta alcuni fasti delle avventure sonore precedenti di Luca, ma con un taglio decisamente contemporaneo sia dal punto di vista sonoro sia da quello testuale.