Si chiama ¡Ándale! l’ep d’esordio di Lee Fry Music, alias Roberto Orde Casetta, che dopo alcune avventure con alcuni progetti piemontesi come Malaweeda, Los Refusè, VIP veniamo in pace, Dish Mc, ha deciso di provare l’avventura solista.
Raccontaci come nasce questa avventura solista come Lee Fry Music
Fin dai tempi del liceo mi è sempre piaciuto occuparmi attivamente della musica, a partire dalle prime band, ai primi concerti organizzati tra amici, le prime (prove) di fanzine musicali … Negli anni per fortuna sono riuscito a portare avanti questi vari aspetti che nel 2015 ho deciso di racchiudere in un unico progetto…
Il tuo disco porta con sé suggestioni di world music: si tratta di musica “figlia” di viaggi effettivi o soltanto ideali?
Purtroppo per vari motivi legati innanzitutto al mio lavoro principale, ultimamente non ho potuto prendermi un po’ di tempo per poter viaggiare come e soprattutto nei posti dove vorrei… quindi oltre a un interesse musicale per certi paesi e/o continenti mi piace pensare che il disco rifletta anche questo desiderio di allargare conoscenze e aumentare il mio bagaglio culturale… per ora cerco di ‘sopperire’ a questa immobilità un po’ forzata cercando spazi e distanze nella musica.
Ci vuoi dare qualche particolare sulla nascita dei brani del disco?
Da un po’ di tempo sentivo l’esigenza di proporre qualcosa di personale. Le esperienze precedenti insieme ai componenti delle band o ad altri musicisti e cantanti (in certi casi anche distanti fisicamente) non mi avevano mai permesso di proporre qualcosa interamente di mio gusto, dovendo giustamente sempre trovare piccoli o grandi compromessi.
Questo è sicuramente un primo passo con ancora tanti limiti e tanti margini di miglioramento ma sono molto soddisfatto del risultato, essendomi anche spinto in territori per me sempre stati ‘off limits’ (soprattutto nella voglia di affrontarli..) come editing, mixaggio e mastering, attività notoriamente non divertenti ma fondamentali.
Hai avuto anche esperienze con le colonne sonore di spettacoli teatrali, oltre ad aver prodotto dischi altrui e ad aver collaborato a vario titolo a una decina di album. In quale veste ti senti più a tuo agio?
Sono molto contento di avere diversi ruoli e mi ritengo molto fortunato a poter mettere le mie conoscenze e capacità a disposizione anche di altri. Le esperienze in teatro mi hanno aperto gli occhi su un mondo che conoscevo davvero poco, l’organizzazione di concerti mi ha permesso di venire a contatto con realtà diverse, le varie collaborazioni hanno ampliato i miei ascolti e i miei modi di ‘vedere’ la musica.
Sicuramente la veste in cui mi sento più a mio agio è quella di musicista e produttore, ritengo di poter esprimere davvero cio’ che sento e ciò che sono innanzitutto dietro alla batteria e poi anche creando la mia musica.
Quali saranno i prossimi passi di Lee Fry Music?
Per fortuna si prospetta un 2020 interessante sotto vari aspetti. Ho due ep in uscita con Lisa Dainjah (cantante jamaicana) e Dègats Rap (crew francese) e qualche singolo con altri cantanti internazionali. Poi ci sarà la quarta edizione del Festival Etnicamente da organizzare insieme ad altre attività collaterali, sicuramente ci saranno un po’ di repliche del nuovo spettacolo Goodness a teatro, un nuovo disco con i Los Refusè e penso anche una nuova avventura solista magari un po’ piu’ sostanziosa di un ep.
Insomma sarà un anno di raccolta e al tempo stesso ovviamente di semina, sempre secondo ciò che ritengo importante, ovvero che poco sia comunque meglio di niente :).
Lee Fry Music traccia per traccia
Si parte da contorni etnici di stampo maghrebino con Taghyir, che cala in sonorità presenti e spesso elettroniche movimenti che sanno di Oriente e di deserto.
Anche con Tumanako si rimane in campo di world music, ma con suoni più profondi e tambureggianti.
Sensazioni mescolate all’interno di Thowra, in cui si levano ancora venti levantini attraverso i fiati, mixati poi con idee sintetiche.
C’è una chitarra e voci piuttosto determinate all’interno di Grita, più ispanica che araba, ma con un che di orientale nelle vene.
Si chiude con una piuttosto festosa e ballata Sheru, caratterizzata da armonie fra percussioni e rimbalzi sonori.
Un progetto interessante, quello di Lee Fry Music, che convoglia verso l’elettronica (moderata) una serie di sensazioni e di idee provenienti da diverse parti del mondo. Il risultato è un ep molto ricco di colori e sapori, caratterizzato da una decisa voglia di esplorazione.