Levante, “Magmamemoria”: recensione e streaming
Di Chiara Orsetti
È già passato un anno
ed è un incendio che
mi brucia l’anima
Per parlare di Magmamemoria, il nuovo album di Levante, senza usare una frase contenuta al suo interno dovrei probabilmente rifugiarmi tra le braccia di Modugno che tanto hanno saputo descrivere le mille sfumature dell’amore, quello che fa rima con dolore. Sapendo a cosa sarei andata incontro, per la prima volta la recensione sarà frutto di un unico ascolto. Senza aver tempo di metabolizzare.
Levante traccia per traccia
Sei tu il passato che non è mai andato / E mai mi lascerà
Già dalla prima traccia, che dà il titolo all’album, una nostalgia infinita si impossessa di te al primo ascolto. Lo fa in punta di archetto, si insinua con una cantilena di chitarra e voci sovrapposte, “Non era vero tu non muori mai”… e continua sottopelle come un brivido.
Questo è il futuro che sognavi per te / Credevi fosse più lontano eh?
Andrà tutto bene è il primo singolo uscito, quello che sembrava aver già delineato i contorni dell’album che lo avrebbe contenuto. Accattivante, non stravolgente nonostante la maestosa interpretazione di Levante. Nell’analisi di quanto sia difficile sentirsi a proprio agio in questo Stato, il ritmo incalza e lascia il giusto spazio alla personalità dell’artista.
Ce lo dirà il tempo che questo non è oro / Ma luccica lo stesso
Arriva subito dopo un altro singolo, Bravi tutti voi. In un mix tra sonorità internazionali e il pop di livello, è senza ombra di dubbio un esercizio riuscitissimo dal punto di vista musicale. La penna di Claudia graffia ma non lascia cicatrici visibili, lasciando il tempo di rifiatare prima di infliggere il colpo finale.
Per essere felici in due ci vuole allenamento
Anche Regno Animale concede la grazia di sopravvivere all’ascolto, forse lasciando solo qualche domanda su quanto sia complicato essere umani, in un mondo in cui i sentimenti avrebbero bisogno di essere spiegati.
E mi confondi con il peggio di te
Reali è la linea di confine su cui i pensieri provano a rincorrersi e a mantenere l’equilibrio. Si parla ancora d’amore, di macerie, di momenti vissuti che si perderanno senza essere raccontati. Corse a ostacoli quotidiane per mettere ordine e non cedere al Caos. Ancora.
Se ti lascio andare oltre i miei buchi neri chi ti salverà?
Questa è l’ultima volta che ti dimentico. Mo’ me lo segno. Che poi magari ci ricasco. Viaggi interspaziali tra buchi neri e ciao per sempre che diventano addii. Sempre per sempre. La voce accogliente di Levante porta dritti nella dimensione creata sapientemente in fase di arrangiamento. Luccica il ricordo, come una stella cadente, mentre il ricordo brucia.
Ma non c’è luogo in cui non sei presente / E questo cuore non mente
Mentre cerco di mantenere i nervi saldi, ecco partire Se non ti vedo non esisti. Sicuramente c’è ricascata. E con lei tutte noi, tutti noi, uniti nel dolore di attese estenuanti e di mancanze costanti. Musicalmente forse meno potente della collega precedente, ma sicuramente in grado di portare la sua dose sana di riflessione nostalgica.
Che ci faccio col tuo ricordo? / Mi ci pulisco il culo
Sì, è la fine ma non del mondo. Lo abbiamo detto tutti, sulla porta, salutando l’amore sbagliato. Chi resta, invece, subisce lo stacco e soffre ogni singolo attimo, fino in fondo. Questo è Il giorno prima del giorno dell’inizio non ha mai avuto fine, brano dal titolo complesso che dà voce a un altrettanto complesso sentimento, quello di chi ha amato troppo e in cambio ha avuto troppo poco.
Ho corso a perdi fiato per vederti respirare / Per sperare mi sputassi in faccia il cuore
Viaggi intorno al mondo come argomento di conversazione, viaggi dentro ogni curva del cuore come chiave di lettura di Saturno. Cercare di cambiare il corso degli eventi, di sopravvivere a rancore e perdono mancato, su note non troppo alte ma che arrivano ugualmente a colpire con potenza i punti dove ancora senti male.
E invece è utile saper distinguere l’amore dal rumore / Un cuore da un coglione
Il Rancore non è mai servito a niente. Lo dice il saggio e lo dice pure Levante, dove con la solita delicatezza ricorda al cretino di turno quanto sia stato inutile riporre fiducia e speranza. Una rivalsa, un inno alla forza e alla potenza del sentirsi feriti quando le cose non vanno come vorremmo.
Perché ho dovuto perderti per ritrovare il bello di te?
Quasi arrivati a fine disco arriva Lo stretto necessario, piccola perla cantata insieme a Carmen Consoli. Diventata immediatamente singolo, la sicilianità di queste due artiste ha saputo dare anima e consistenza a un testo composto prevalentemente da una serie di immagini quasi fotografiche. Quanto poco è realmente indispensabile per vivere, visto che quasi tutto il bello lo portiamo dentro.
L’amore ti succede senza spiegazioni / Esci di casa dispari e ritorni pari
Antonio arriva e regala speranza. Nessuna rivelazione, ma sicuramente questo brano entrerà di diritto nelle playlist “per fare colpo”. L’inizio di una relazione è sempre musicalmente vincente, la sensazione di aprire le braccia e sentire di poter volare. La musica accompagna e trascina, arrivando a essere assoluta protagonista sul finale. Il mix che si crea sa di prossima hit, nonostante i quasi 6 minuti di canzone.
Quanto è feroce la morte degli altri
Arcano 13 chiude il disco, chiude il cerchio, chiude gli occhi. Solo piano, pochi tasti, un loop. Si sente lo stridere delle unghie sulla lavagna, dei graffi contro il destino, che porta via tutto senza pensare alle conseguenze, soprattutto per chi resta. Nei tarocchi l’Arcano 13 è la Morte. In Magmamemoria l’Arcano 13 è la morte di un padre.
Anche in questo album Levante ha dimostrato di possedere un’arte: sa far sembrare semplici emozioni complesse. Ci si perde dietro un orecchino troppo grande, un sorriso troppo bello, un ritornello accattivante. E mentre ti distrai, arriva e colpisce dove fa più male, dove forse pensavi che fosse tutto guarito e invece, con stupore, ti accorgi di non aver mai smesso di sanguinare. Rosso come lava incandescente.