Lince: scappavamo da un posto di blocco e andavamo a far colazione in un bar pieno di anziani

Abbiamo scambiato quattro chiacchiere con Lince, rapper torinese che ha deciso di pubblicare un nuovo ep dal titolo Qualità Italiana, realizzato in collaborazione con Thai Smoke e con innumerevoli feat che descrivono il mondo sotterraneo della scena rap di Torino, un ritratto atipico ma decisamente coinvolgente, ne abbiamo parlato direttamente con lui.

Descrivi il tuo progetto con il nome di tre alcolici e ci spieghi le tue scelte?

Peroni, Ricard e Oban. Peroni perché è rap di strada, nasce nelle periferie e nei negozi dei Bangladesi. Ricard perché è una base solida, a cui basta un po’ d’acqua per diventare Pastis, un cocktail francese che va forte anche in Piemonte; scende come l’acqua, ma al terzo sei ubriaco. Una valida alternativa ai cocktail classici e blasonati. Siamo un po’ il pastis del rap.

L’Oban perché è rap maturo e forte, che andrebbe ascoltato con l’accompagnamento di un bicchiere d’acqua, per poter essere compreso a pieno nel suo gusto.

Qualità Italiana diventa la colonna sonora di una macchinata fantastica. Facciamo un gioco. Ci descrivi questa macchinata e i protagonisti in auto?

Mi viene in mente un Capodanno di qualche anno fa, in cui i protagonisti avevano sei o sette droghe in corpo di natura diversa e gridavano a squarciagola “Possiamo morire”, mentre, alle 9 di mattina, scappavano da un posto di blocco e andavamo a far colazione in un bar pieno di anziani.

Ahimè non è un racconto fantastico, ma volendo modificare i protagonisti in relazione ai partecipanti di questo ep, li farei simili ai biker mice, zarri dalla parte del “Bene”.

Per non essere autoreferenziali, in macchina metterebbero Griselda e guiderebbero piano, con i finestrini abbassati e lo sguardo rivolto ai passanti, mentre si dirigono al mare facendo il percorso sulla statale, allungando il tragitto, ma rendendolo più interessante.

Come la vedi la situazione dei live? E come hai passato la tua quarantena?

La situazione dei live la vedo abbastanza male, più che altro per la bassa considerazione che si ha per le maestranze artistiche a livello statale.

Non capisco perché si possa andare in discoteca, ma non si possano fare i concerti; ci sono molti paradossi fastidiosi. Fortuna che ho passato la quarantena con mia madre con l’Alzheimer e non temo il peggio.

Cazzate a parte (che cazzate non sono), in quarantena ho scritto questo ep e ho rivisto e rilavorato a diverse cose che vedranno la luce più avanti, quando finalmente si potrà tornare a calcare i palchi, nel 2036. Sono uno di quelli che ha provato a sfruttare il tempo a disposizione.

E cosa dobbiamo aspettarci dal futuro di Lince? Nuove collaborazioni in vista?

Potete aspettarvi due cose: O sparirò o verrete a un mio concerto. Nel frattempo sto lavorando per far sì che resti solo la seconda opzione.

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