Arrivano da Catania anche se l’impressione che lascia la loro musica è molto più british, quando non decolla per le sfere lontane che lo shoegaze lascia intuire: i Clustersun hanno appena pubblicato Out of Your Ego e hanno risposto alle nostre domande.
Mi raccontate la storia della vostra band fin qui?
Nasciamo come Clustersun nei primi mesi del 2013, a Catania. Siamo in quattro: Marco Chisari (voce e basso), Mario Lo Faro (chitarre), Piergiorgio Campione (sintetizzatori, tastiere e cori), Andrea Conti (batteria).
A giugno 2013 autoproduciamo il nostro primo singolo “Be Vegetal” pubblicandolo in formato digitale sulle principali piattaforme di music sharing.
Qui il brano viene notato da Dave Allison della etichetta indipendente americana Custom Made Music (Peter Hook & The Light, Freebass, Ringo Deathstarr, Dead Leaf Echo), che lo inserisce nella compilation “Summer Sampler”, raccolta di shoegaze, wave, psichedelia, dream-pop selezionata a livello internazionale; questa compilation è stata pubblicata in USA in un migliaio di copie e programmata nelle principali radio universitarie.
Sull’onda di questo bel riconoscimento si materializza l’incontro con la Seahorse Recordings di Paolo Messere, una tra le più apprezzate indie label italiane, con la quale firmiamo il contratto per la pubblicazione del nostro primo album “Out Of Your Ego”, uscito il 28 aprile 2014 con distribuzione Audioglobe/The Orchard, edizioni New Model Label.
L’album contiene otto tracce a cavallo tra shoegaze, coldwave, dream-pop e psichedelia ed è stato registrato, mixato e prodotto da Paolo Messere all’Eye & Ear Multimedia Studio in Fiumedinisi (Messina), con la collaborazione di Giuseppe Barbera in veste di ingegnere del suono; il mastering è stato effettuato da Carl Saff al Saff Mastering, Chicago.
L’artwork è stato concepito e realizzato da Brooke DiDonato, giovane e già apprezzatissima foto-artista di New York. “Out Of Your Ego” è acquistabile in CD dal sito del nostro distributore Audioglobe.it. e della nostra label Seahorse Recordings, su Amazon e nei principali internet store; in formato digitale è scaricabile su iTunes e si può ascoltare anche su Spotify e Deezer.
In questo disco riproponete proprio “Be Vegetal”: mi raccontate qualcosa di quell’esperienza? Che riscontri avete avuto dai passaggi radio negli Stati Uniti?
È stata una vicenda fortunata e incredibile, che ci ha fatto toccare con mano l’incredibile potenziale della rete. “Be Vegetal” era il primo brano che avevamo composto come Clustersun, e ci era sembrato naturale proporlo come singolo di presentazione del nostro progetto, mediante la pubblicazione su SoundCloud.
Neanche un mese dopo è arrivata la mail di Dave Allison della Custom Made Music, che aveva sentito il brano su SoundCloud e ci chiedeva di poterlo inserire nella compilation Summer Sampler: abbiamo dovuto rileggerla una decina di volte per convincerci che non era uno scherzo!
Per noi è stato uno snodo fondamentale, come se ci avessero improvvisamente puntato addosso un riflettore. Una volta uscita la compilation e iniziato l’airplay nelle radio americane abbiamo subito visto lievitare in maniera esponenziale gli ascolti, la nostra fan base e le visite ai nostri siti e profili sulle piattaforme social.
Poi è arrivato anche il contratto discografico con la Seahorse Recordings per la registrazione e pubblicazione del nostro primo album “Out Of Your Ego”.
E ancora adesso l’onda lunga continua, dato che la Custom Made Music ci segue sempre da vicino e sta definendo, di concerto con la Seahorse, una campagna di distribuzione e promozione del nostro album negli Stati Uniti e in Gran Bretagna, con la possibilità anche di un tour di una decina di date sulla East Cost.
Nel vostro disco si trovano riferimenti a sonorità del passato che dovrebbero essere un po’ troppo “anziane” per voi… Da dove proviene il vostro amore per lo shoegaze, la new wave, il synth pop, gli anni Ottanta e Novanta?
I nostri ascolti, il nostro background musicale sono radicati su queste sonorità, che hanno il fascino irresistibile del “non convenzionale” rispetto agli stilemi più classici del rock.
Abbiamo sempre adorato band come Slowdive, My Bloody Valentine, The Jesus And Mary Chain, Cocteau Twins, Echo & The Bunnymen, Joy Division, New Order, The Cure.
Tra i gruppi attuali seguiamo moltissimo A Place To Bury Strangers, The XX, DIIV, Motorama, Toy, Holograms, Soft Moon e le band della scena di Pesaro, Be Forest, Brothers In Law e Soviet Soviet.
Un’altra fonte di ispirazione per noi molto importante è la psichedelia dei Pink Floyd, specialmente con riferimento al periodo Barrett, così come i Beatles più fuori di testa. La sintesi di queste influenze è alla base della nostra musica e del nostro sound, alla ricerca di un canone espressivo che sia quanto più personale e riconoscibile.
Nella vostra musica e spesso in molti dei titoli delle vostre canzoni e nel nome della vostra band ci sono riferimenti “stellari”… Siete appassionati di fantascienza? Di che cosa parlano e da cosa traete spunto per i vostri testi?
No, non siamo propriamente degli appassionati di fantascienza. In realtà l’insistenza sui riferimenti spaziali crediamo sia l’ideale complemento descrittivo per le nostre sonorità, che possono facilmente evocare ambientazioni stellari e cosmiche.
Anche nei testi facciamo molto ricorso a una dimensione visuale, onirica, surreale perché ci sembra incredibilmente funzionale nel creare un binomio coerente con la musica. Non veicoliamo messaggi particolari e non narriamo storie; descriviamo piuttosto sensazioni, moti dell’anima, tumulti interiori, cercando di indurre in chi ascolta una esperienza di abbandono totale, di fuoriuscita da sè.