Un disco molto intenso, con scrittura cantautoriale ma con una cura musicale “da band”: è uscito da poco Galera dei Fargas (qui la nostra recensione).
Abbiamo posto qualche domanda a Luca Spaggiari, voce e volto dei Fargas.
Cominciamo con una domanda idiota, così non ci pensiamo più: nel disco ci sono canzoni brevissime oppure piuttosto estese. Al di là dell’allergia per le mezze misure, mi spiegate come nascono le vostre canzoni?
Non esiste una traccia. Da album ad album la genesi può essere differente. Su “Galera” scrissi testi e musiche, poi arrangiati con la band. Ognuno ha dato una chiave di lettura con il proprio strumento in totale libertà, a volte anche slegando dal pezzo il proprio suono.
Sono canzoni la cui composizione è stata giocata solo parzialmente sull’istinto, l’obiettivo era chiaro fin dal principio e, con grande casualità, la ponderatezza delle parole è uscita naturalmente, con un’unica stesura istantanea poi mai ritoccata.
Vorrei immaginare di essere di quelle persone che scrivono con le mani nei capelli la notte in balia di un fiume di alcool e disperazione. talvolta capita, ma spesso nascono anche la mattina presto prima del caffè, quando la notte ti porta consigli sussurrando accanto al lobo sinistro parole che nemmeno tu sai di avere.
Come è nato questo disco e in cosa si distacca, per composizione, dai suoi antecedenti?
“Galera” nasce da una storia vera, raccontata più chiaramente in “Pubblica Nudità” . Anni fa, rientrando dopo un concerto a Torino, lessi un articolo di giornale che parlava di un ragazzo processato e incarcerato per avere cercato, trovato e malmenato, un uomo che qualche giorno prima violentò sessualmente la sua migliore amica. L’uomo che compì la violenza rimase a piede libero. Questo mi portò a una lunga riflessione… non ancora terminata.
Rispetto ai precedenti si distacca molto nella scelta di arrangiamenti molto più scarni, nel senso di vuoto, nelle frequenze sempre più basse, nel modo di suonare che assieme stiamo piano piano rivoluzionando, del ritorno del pianoforte, nei capelli che si tingono di bianco… forse…
Mi incuriosisce molto proprio il testo di “Pubblica nudità”: puoi raccontarmi meglio come nasce la canzone?
La storia è vera, ma io non sono mai venuto a conoscenza del finale, mi sono quindi preso l’onere di scriverlo, parzialmente, anche in questo caso senza voler dare giudizi, ma dipingendo una semplicissima immagine ad alleggerire la storia di questo ragazzo nella sua espiazione, con la presenza quotidiana dell’amica che lo rende libero solamente con i suoi occhi, con la sua presenza, senza vergognarsi di dire “grazie” .
La tematica della prigionia, accompagnata anche da metafore di tipo giudiziario, caratterizza parte del disco. Perché vi colpisce così tanto l’argomento?
Gli spunti di riflessione sono dati dal leit motiv succitato, resi maggiormente vividi da un’esperienza personale che mi ha portato ad avere una situazione di condanna, sfiorando il carcere, causa una situazione in bilico, su cui è difficile dare giudizi , ma da cui è giusto prendere spunto per riflessioni morali e giudiziarie . Talvolta lo Stato e la legge minacciano senza proteggere.
Sono curioso anche di sapere il motivo della scelta di “Tu qui” come singolo, nonostante non sia proprio esemplificativa del resto del disco, e vorrei sapere se avete in programma l’uscita di un nuovo singolo e quale sarà.
“Tu Qui” è stata scelta perché apparentemente la più slegata… apparentemente… è stato un gioco direi. E giocando si può dire anche che non riuscivamo a smettere di suonarne il riff, dovevamo liberarcene al più presto!
Prossimo singolo “Mille Nodi” , incisa con la voce di Francesca Bono degli OfeliaDorme e la slide di Matteo Toni. Perché questa scelta? … Mica si può dire tutto …no ;)?!?