Due figli illustri di Correggio si guardano in faccia: il risultato è Ho poco ma c’ho, un disco che Frankie Magellano dedica a Pier Vittorio Tondelli (qui la recensione). Abbiamo rivolto qualche domanda al cantautore.
Quando e perché nasce l’idea di un disco dedicato a Tondelli?
Un po’ per gioco e un po’ per caso… anche perché devo cercare di scrivere cose diverse da quelle che dico di solito.
Qualche anno fa un mio caro amico mi propose di musicare un testo di Pier Vittorio Tondelli, io gli risposi: “chi è Tondelli?” e lui mi disse: “Ma come… Viki (così era chiamato Pier Vittorio a Correggio…), lo scrittore” e io: “oh Lù, lo sai che io non sono un gran lettore comunque va bene fammi avere il testo”.
Mi portò il libro “Tondelli e la Musica”, lessi i testi, e scelsi “Amore mio fallimentare”. Quello fu il primo testo di Tondelli che misi in musica, diffuso nel 2011 durante le Giornate Tondelliane e inserito poi nella tracklist del mio precedente disco “Adulterio e porcherie”.
Il brano andò molto bene, e qualche anno dopo, d’accordo con la produzione, ci venne l’idea di proseguire e approfondire l’esperienza e di musicare anche gli altri testi di quel libro più altre cose.
In realtà tutti, tranne uno… cioè l’ho musicato ma non rientra in “Ho poco ma c’ho”… è una musica fuori dai sapori soliti di Frankie Magellano su di un testo molto spinto e spudorato. A oggi l’unico ad averlo sentito è il mio amico Lù, da cui è nato tutto.
E’ stato difficile adattare i testi di Tondelli alla musica oppure la loro musicalità ha facilitato il compito?
No, nessuna difficoltà… anzi si sono “attaccati” immediatamente o quasi alla musica. Ovviamente trattandosi di testi già fatti e non di una melodia su cui fare un testo c’è stato un minimo lavoro di adattamento metrico ma il tutto è avvenuto in maniera molto naturale, quasi automatica.
C’è un’alternanza di umori all’interno del disco: si tratta di un tentativo di offrire un panorama completo sul pensiero di Tondelli oppure il fatto è del tutto spontaneo?
Anche qui vince la casualità/spontaneità… che forse risulta meno poetico del voler “offrire un panorama completo sul pensiero di Tondelli”, ma di sicuro questa è la verità. Alcuni testi mi ispiravano melodie di un certo “umore”, mentre altri mi rimandavano a sensazioni opposte.
Credo però che venga da sé attribuire una melodia di tipo “romantica” a parole come “non era il cielo quello che io vedevo ma erano lacrime….” e di conseguenza scrivere una musica più leggera e ammiccante per frasi tipo “la danese vuol belva riminese, io sono il macho e al bacio lo faccio”.
“L’uomo di Marble Arch” nasce come testo di canzone: qual è stato l’approccio a questo testo?
L’approccio è stato simile a quello di tutti gli altri testi, anche perché tranne “Camere separate” e “Macho Man” tutti gli altri testi erano stati scritti da Tondelli per essere utilizzati come canzoni e presenti nel volume “Tondelli e la musica”.
Certo “L’uomo di Marble Arch” è forse il più intimo… ma ti assicuro che anche la frase utilizzata per “Camere separate” ha una grande forza “interna”… non c’è stata molta differenza tra un approccio e l’altro, questo mio viaggio alla scoperta dei testi di Tondelli, come detto prima, è venuto in maniera molto naturale.
Rispetto allo spettacolo “Frankie Magellano canta Pier Vittorio Tondelli” nella proposizione dell’album dal vivo ci saranno novità?
Rispetto allo spettacolo proposto all’Asioli di Correggio, dove Tondelli era l’elemento principale e lo show si muoveva a metà fra concerto e reading, il tour del disco sarà diverso… cioè sempre la solita solfa per chi mi segue da anni, ma comunque diverso: ci saranno solo tre pezzi di “Ho poco ma c’ho” e poi tutti gli altri miei brani.