L’intervista: Füsch!, potenza esclamativa
Si chiude con “Mont CC 9.0 – Third Act” la trilogia dei Füsch!, band elettrica e molto viva che conta tra le sue fila Maria Teresa Regazzoni, madre di Luca e Alberto Ferrari dei Verdena.
Insieme a lei, che si è dedicata a voce, tastiera, synths, piano e loops, la band conta su Mario Moleri (chitarre), su Alessandro Dentico (basso) e su Pier Mecca, alla batteria, percussioni, cori, kaos pad, flauto e tromba. Abbiamo rivolto alla band qualche domanda: ecco come ci hanno risposto.
Arrivati alla fine della vostra trilogia vorrei conoscere le motivazioni che vi hanno spinto a una scelta del genere (immagino anche piuttosto faticosa), e un vostro giudizio su tutta l’operazione a posteriori.
Confermiamo che è stato faticoso, l’idea della trilogia nasce perché avevamo in lavorazione molti pezzi, volevamo far conoscere e gustare la nostra musica piano piano, senza essere invadenti. Siamo molto soddisfatti di questo progetto a prescindere da quanto possa piacere, abbiamo lavorato sodo per un anno intero e ora ci sentiamo cresciuti e pronti a nuove avventure.
Che cosa caratterizza, in particolare, quest’ultimo disco, rispetto agli altri della trilogia?
Ogni disco della trilogia ha un suo sapore, il primo e il terzo atto sono stati registrati in inverno e il secondo atto in piena estate, ogni disco rappresenta i nostri stati d’animo legati al periodo, alle sensazioni di due stagioni, inverno ed estate, con tutti i loro profumi, colori e calori. L’ultimo atto è stato il più laborioso solo perché ci sono nove pezzi, ma è nato con le stesse caratteristiche dei precedenti .
Quando ho letto il titolo de “Il leader senza chiavi” “ Family Tree” mi sono venute in mente alcune ben determinate figure politiche contemporanee. Ma è chiaro che se parlate di politica (e di altro) è sempre attraverso svariati filtri della dimensione interiore. Come nascono i vostri testi e che peso hanno nella composizione, visto che spesso ne fate anche a meno?
Family Tree è il brano che si rivolge ai politici in generale , anche se, nello scrivere il testo, nella mente c’era un politico ben preciso :). Una visione molto interiore non di rabbia o di insulto, è più un lamento verso queste figure, un sussurro al loro orecchio per scuoterli con la consapevolezza, però, di non avere nessun potere su di loro. I testi li scrive Mari, sono testi brevi e concisi, ma che dicono tante cose; inizialmente scrive un concetto ampio… poi viene strizzato e rimane solo il succo.
Vorrei sapere che cosa vi ha spinto a scegliere di fare la cover di un pezzo poco noto (anche se nobilissimo) di Battiato del periodo della collaborazione con Camisasca.
In realta’ siamo molto appassionati di rock anni ’70 , soprattutto quello sperimentale , dai Can ai Faust ai Neu! , i Gong , gli Hawkwind , e potremmo continuare …. Battiato era “sul pezzo”, insomma ci è piaciuto fare un omaggio a un grande artista, ci affascina la regola della non regola e lui è uno di quelli che hanno portato avanti questo concetto.
La collaborazione con Camisasca (dal 1974) avvenne dopo un paio d’anni dalla pubblicazione del singolo (1972) , che poi venne riproposto negli anni 2000 con il cantautore in questione. Il nostro primo ascolto di “La convenzione” è quella del 1972.
“La convenzione” e’ un crogiolo di spazio tempo senza tempo , se fosse uscita il mese scorso non ci sarebbe stato niente di strano , ma nel 1972…
So che avete già presentato dal vivo i pezzi nuovi e vorrei sapere se in concerto presentate tutto il materiale della trilogia oppure come praticate le scelte della scaletta.
In concerto riprendiamo canzoni della trilogia ma anche canzoni del primo disco “ Corinto”. La scaletta varia, dipende dalle situazioni e dal tempo concesso per il nostro concerto.