L’intervista: Gonzalo, lavori in acustico
Sei pezzi di un esordio intenso e ricco di sorprese: i Gonzalo sono una band originaria di Pordenone che ha pubblicato a metà febbraio “Labors“, un “ep lungo” che fa da apripista a un futuro album previsto per l’autunno.
La band indossa un abito per lo più acustico, ma le sue ascendenze dichiarate sono rock. Con scampoli di maturità e completezza piuttosto rari in un esordio. Parliamo con Nicola, il cantante della band.
Mi racconti la genesi e lo sviluppo della vostra band fino all’uscita di “Labors”?
Il progetto Gonzalo è nato da me e Michele, il chitarrista, nell’estate del 2011, con la volontà di fare della musica nostra in acustico. Da lì abbiamo coinvolto Ezio, altro chitarrista che aveva già suonato con noi, e che ha lasciato la band per motivi di lavoro dopo la registrazione di “Labors”.
Poi si è inserito Carlo, il violinista/pianista. Per un anno abbiamo provato e scritto pezzi in quattro, fino a che abbiamo deciso di registrare l’ep e abbiamo coinvolto Enrico, il batterista e Davide, il “primo” pianista. Mirko, il bassista, è entrato successivamente alla registrazione del disco. Il basso è stato registrato da un nostro amico e straordinario chitarrista, Alberto Milani, che salutiamo e ringraziamo.
Le vostre sonorità sono spesso paragonate a quelle grunge e post-grunge, ma ascoltando il disco ho avvertito anche qualche influsso più british, in particolare di band come Elbow, Gomez, Turin Brakes…
Sicuramente siamo tutti fan degli anni ’90, ma i background musicali sono diversi tra noi e non legati solo a quel decennio. A me personalmente fa un enorme piacere il paragone con i Gomez, una delle mie band preferite e secondo me molto sottovalutate dalla critica. Anche Elbow e Turin Brakes sono gruppi che ci piacciono molto.
Sicuramente da queste band abbiamo cercato di prendere l’attitudine a scrivere canzoni pop non banali e vestite in modo elegante, oltre che certe atmosfere romantiche.
Trovo che il suono del disco sia molto omogeneo, considerando che è un esordio. Quanto ci avete lavorato? Chi ha curato la produzione?
La registrazione del disco ci ha portato via 3-4 mesi circa. E’ stato registrato nello studio Artesonika da Ivan Moni Bidin e Fabio d’Amore, che ci hanno aiutati in alcune parti dove avevamo le idee un po’ confuse. Ma siamo arrivati in studio ben preparati e con le idee molto chiare su tutto, siamo parecchio precisi e metodici sulla costruzione dei pezzi.
Avete già molto materiale per un album “completo”? Quando uscirà, in previsione?
Al momento abbiamo circa un 6-7 pezzi, dove, a mio parere, si sente l’evoluzione e l’amalgama della band. Stiamo lavorando molto sulle armonizzazioni a più voci per dare più coralità e io suono su alcuni pezzi un timpano per dare più percussività a certi brani.
In questo i Local Natives sono un gruppo da cui abbiamo preso spunto. Nei nostri piani l’idea è quella di iniziare a registrare a settembre/ottobre… Speriamo di rispettare questa scadenza perché abbiamo voglia di tornare in studio.
So che vi state esibendo dal vivo: come affrontate la dimensione live?
La dimensione live è molto importante per noi perché ci consente di dare più rilevanza alla nostra attitudine rock, perché abbiamo un riscontro di come la gente percepisce la nostra musica e perché ci consente di autofinanziare tutti i progetti che abbiamo in cantiere.
Per esempio lo scorso settembre abbiamo registrato sempre con Ivan di Artesonika e con altra gente del “Deposito Giordani”, storico locale del pordenonese, uno showcase, che si può vedere sul nostro canale youtube (youtube.com/gonzaloband).
Eccone un assaggio: