L’intervista: La Macchina di Von Neumann, tra casalingo ed evocativo #TraKs

Soltanto due tracce (ma molto interessanti) tra jazz e post rock, per un ep senza titolo e una dedica a uno scienziato americano/ungherese morto nel ’57 (e a Heather Parisi): TraKs vi presenta La Macchina di Von Neumann, che abbiamo intervistato.

Potete raccontare qualcosa della vostra storia e spiegare perchè avete intitolato il gruppo a Von Neumann?

Il progetto nasce da un’idea di Davide e Francesco, che già da qualche tempo avevano in mente di formare un gruppo strumentale e avevano del materiale  su cui lavorare.

Lo scorso agosto si sono uniti alla causa anche Stefano e Samuel; insieme abbiamo perfezionato il materiale che già avevamo e scritto pezzi nuovi.

La scelta del nome si è rivelata piuttosto problematica: alcuni giorni prima che uscisse l’ep abbiamo scelto La macchina di von Neumann principalmente perché ci sembrava che suonasse bene.

Non ci interessava che avesse un senso preciso, ma piuttosto che fosse “evocativo”. E’ un metodo che applichiamo anche alla scelta dei titoli dei brani: ci piace pensare all’ascoltatore che si arrovella su quale sia il senso di un titolo come “Tale Edro Shin Tone”. Sempre che  ne abbia uno, chissà.

Le due tracce che proponete nell’ep hanno caratteristiche piuttosto differenti fra loro: vi diverte di più suonare brani che prendono direzioni post rock oppure più vicini al jazz?

Noi cerchiamo di scrivere pezzi che non risultino scontati o banali. Questo poi non significa fare brani difficili, anzi, i nostri brani sono piuttosto semplici, ma sotto certi aspetti non banali.

Preferiamo non costruirci barriere, crediamo che la forza di questo progetto sia poter suonare qualsiasi cosa ci passi per la testa. Non oseremmo però dire che ci avviciniamo al jazz, sarebbe un insulto per chi il jazz lo suona.

In generale, i brani che stiamo suonando hanno  uno stampo più orientato al noise e al math rispetto a quelli che abbiamo deciso di inserire nell’ep, ma dovevamo pur fare una scelta…

Perché vi siete limitati a due brani sull’ep?

Originariamente l’idea era di inserirne tre. Ne abbiamo inseriti solo due principalmente per ragioni di tempo. La produzione è stata gestita interamente in maniera casalinga, quindi doveva convivere con tutti i nostri impegni, tra università e lavoro.

Abbiamo registrato i pezzi in un weekend e, nonostante  avessimo poco tempo e poche risorse a disposizione, siamo soddsfatti del risultato ottenuto perchè volevamo che il prodotto finale suonasse così.

Vi sveliamo inoltre che sul supporto fisico (a.k.a. il ciddì), oltre ai due brani, c’è anche una traccia fantasma: è disponibile all’ascolto in streaming sulla nostra  pagina SoundCloud.

Avete in preparazione un album, un altro ep oppure siete impegnati con i live?

Ci stiamo muovendo su entrambi i fronti. In sala prove perfezioniamo i brani che già abbiamo in cascina e riserviamo sempre del tempo per preparare pezzi nuovi; contemporaneamente, stiamo iniziando a portare in giro la nostra musica e per il momento ci contrentreremo su quello.

Uno degli obiettivi è registrare  un album più completo il prima possibile, ma per il momento ci mancano le risorse per farlo. In ogni caso, potete seguirci sui social network per rimanere  aggiornati sulle novità che ci riguardano.

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