L’intervista: Lelabrene, pensavamo di avere qualcosa da dire e lo abbiamo detto #TraKs

10365921_712447682163049_7766592915387489937_nVincent Spinelli, Lelabrene e il blues: una sintesi un po’ estrema, ma il discorso sottostante il disco Lelabrene e il quintetto guidato da Spinelli parte tutto da qui (la nostra recensione, con un paio di tracce in streaming, è qui). Abbiamo intervistato la band per saperne di più.

Come nasce la vostra band?

Lelabrene nasce da una serie di coincidenze artistiche: ci conosciamo da un decennio, molta musica suonata insieme e un gran feeling artistico ci ha spinto a fare un disco con brani originali.

Tutto ha ruotato intorno a VillaMais, il luogo dove proviamo e abbiamo registrato il disco.

 La scelta di avere tre chitarre (senza essere una band heavy metal!) è piuttosto inconsueta: frutto del caso o scelta programmatica per avere più sfumature?

Abbiamo usato quello che avevamo, non ci sono state scelte a priori. Del resto si possono usare tre chitarre non solo per fare metal, ma anche per creare arrangimenti complessi di tipo sinfonico (nel senso etimologico del termine) con strumenti a corda differenti come banjo, dobro, cavaquino…

Avete scelto di includere testi sia in italiano sia in inglese:
perché questa scelta? E come nascono i vostri testi e le vostre canzoni?

Abbiamo fatto un disco senza compromessi, scegliendo esclusivamente seguendo il nostro senso estetico e l’ispirazione del momento.

Non saprei da dove vengano fuori i testi e perchè alcuni siano venuti fuori in inglese e altri in italiano. So solo che pensavamo di avere qualcosa da dire e l’abbiamo detto.

Mi sembra che nel disco abbiate cercato di esplorare molte
inclinazioni del blues: dalle radici più americane ai territori di
confine con jazz, rock, canzone d’autore. Ma qual è il blues che
preferite ascoltare?

Siamo musicisti contaminati e abbiamo esplorato negli anni differenti idiomi musicale: dalla musica brasiliana al jazz, dalla musica Mandingo al deltablues, da Egberto Gismonti a Bach.

E’ come se fossimo tornati al blues dopo un viaggio lunghissimo, quasi infinito.

La verità è che non pensavamo di fare un disco blues ma il nostro spirito, il nostro modo di vivere la vita era evidentemente quello.

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