Arrivano dalla Sardegna e si chiamano The Wheels: autori e propugnatori di un rock di ispirazione piuttosto brit, hanno appena pubblicato Self Portrait (qui la nostra recensione), ep erede di Here and nowhere del 2013. Ecco la nostra intervista con la band.
Potete raccontare la storia della vostra band?
Francesco: I Wheels nascono ufficialmente nel Giugno 2011 anche se i tre membri del gruppo già collaboravano in un altro progetto dal 2007. Nel 2011 ci siamo ritrovati con un bel po’ di canzoni scritte e arrangiate perciò era una normale conseguenza entrare in studio e dargli vita con un album.
La comune passione per la musica inglese e la forte voglia di registrare un disco con quelle sonorità ha fatto il resto… la stranezza stava nell’incidere un album senza che nessuno avesse mai sentito parlare dei Wheels, perché di fatto con quel nome non avevamo fatto date o ci eravamo fatti vedere in giro, perciò il giorno della pubblicazione di Here and Nowhere abbiamo unito anche la nostra prima apparizione sui social network e il primo concerto della band.
Da quel momento abbiamo iniziato a suonare in giro e a partecipare ad alcuni festival: sicuramente andiamo orgogliosi di aver suonato al Cavern Club di Liverpool durante l’IPO festival 2013, mentre in Italia abbiamo suonato al Metarock di Pisa ed in vari altri festival.
Ora siamo invece impegnati a promuovere Self Portrait a cui abbiamo lavorato per tutto il 2014 ed ovviamente siamo curiosi di vedere le reazioni che susciterà.
Mi sembra che per questo ep abbiate leggermente “irrobustito” il suono rispetto a qualche prova precedente. Era tra i vostri intenti?
Francesco: Lo era e non lo era nel senso che ogni disco riflette il momento vissuto e lo stato d’animo di chi lo scrive. Sicuramente “Here and Nowhere” era un disco molto intimo e infatti coincide con un mio periodo molto particolare e complicato.
E’ anche vero che nello scrivere “Self Portrait” invece ci eravamo prefissati di essere più diretti e lineari perciò questa idea di base si è concretizzata con degli arrangiamenti più robusti e forti.
Il vostro genere ha molti padri nobili. Quali sono i vostri punti di riferimento?
Francesco: Siamo molto presi dalla forma canzone britannica, di qualsiasi epoca essa sia, dai Beatles ai Cure, ai Blur fino ad Alex Turner.
Già questi quattro che ho citato hanno avuto per noi una grande influenza ma ce ne sarebbero tanti altri come i Kinks, Travis, Starsailor, Tears For Fears…è molto complicato restringere il cerchio.
Due ep in un anno circa. La domanda è ovvia: vi sentite pronti per la distanza lunga? Avete altro materiale pronto e ci state pensando oppure siete totalmente concentrati su Self Portrait?
Francesco: Here and Nowhere conteneva 9 canzoni perciò possiamo già identificarlo come un album a tutti gli effetti. Per Self Portrait invece abbiamo scelto di uscire con un ep per ragioni di longevità, nel senso che ormai la musica passa quasi esclusivamente sui social network e su internet, perciò un album rischia di diventare “vecchio” nel giro di pochissimo tempo.
Con gli ep si ha la possibilità di uscire spesso con materiale nuovo e quindi di rinnovarsi costantemente senza il rischio di pubblicare un album ogni 2/3 anni.
Comunque ora siamo concentrati su Self Portrait ma abbiamo già parecchio nuovo materiale: si tratterà di provarlo per bene e organizzare delle nuove sessioni in studio. Non escludo questo possa già avvenire nell’estate 2015, comunque si vedrà…