A distanza di tre mesi dall’uscita del singolo Non Mi Fido, esce Fregare il Tempo, quarto full lenght
da solista del cantautore bergamasco Logan Laugelli, già con il gruppo indie Le Madri Degli Orfani. Come per i
precedenti lavori Logan ha preferito lavorare da solo, scrivendo, arrangiando, suonando e producendo l’intero disco.
Come studio di registrazione ha utilizzato un iPhone 5C e un PC HP per il mixaggio.
Al contrario, invece, ha coinvolto l’etichetta indipendente Gasterecords per la pubblicazione e il Gotama Studio per il mastering, a opera del fonico e amico di vecchia data PierPaolo Alessi.
Logan Laugelli traccia per traccia
L’Intro si addentra in una serie di dichiarazioni in merito al tempo di riconoscibili voci scientifico/televisive.
Poi si parte: Fregare il tempo, la title track, è un brano che usa modi pop-rock per veicolare un messaggio da cantautore, un po’ nostalgico e un po’ filosofico, tra pennate di chitarra e qualche pizzico di ironia.
Si prosegue con i battiti sincopati che aprono Beati voi, che svolta verso qualche malinconia. “Beati voi che non accettate sogni dagli sconosciuti”: il discorso sulle beatutidini di Laugelli si articola su piccole osservazioni quotidiane e su una serie di mancanze, in negativo, registrate su se stesso.
La sfiducia assume toni rock blues con una ruvida Non mi fido, che riporta un po’ a Bennato. E si rimane su idee blues e piuttosto incazzate anche con Ragazzo Distratto, che sviluppa la propria narrativa su battiti accelerati.
Dopo un Intermezzo che vaga in modo psichedelico, ecco il Quarantena Blues, molto alcolico, con l’armonica a bocca e con i pensieri che vagano per casa durante il lockdown.
Con una citazione sonora fischiettata di Hope for Deliverance di Paul McCartney, Scherzi al cane sembra figlia di ulteriori noie da quarantena, con un po’ di animazione lungo la strada.
Le linee del synth tracciano invece i percorsi, più intimi, tracciati da Anche se, in bilico tra realtà e immaginazione. La chiusura dell’album prevede che si indossino Gli Stivali, che parla di sogni e di letture delle linee della mano, ma anche di baci, in un’atmosfera quasi rassicurante.
L’equilibrio che Logan Laugelli trova tra l’animo blues e il synth (quasi pop) produce risultati di ottimo livello, ormai da un po’. Il nuovo album è una conferma ulteriore in questo senso, con otto canzoni e un paio di intermezzi in grado di riempire in modo corposo testa e orecchie.