Anticipato dal singolo title-track, Santa Miseria è il nuovo album del cantautore, musicista, scrittore e produttore emiliano Luca Spaggiari, fondatore della label Private Stanze e leader della band Fargas.
Santa Miseria è il secondo lavoro discografico a suo nome, dopo la pubblicazione di Eravamo Occidente del 2016. Un disco di otto tracce che scorre via come un mantra e che ci invita a essere più presenti con noi stessi, con gli altri e con i luoghi che ci circondano, incrociano liriche intimiste con un sound dalle atmosfere indie-folk e pop d’autore.
Un viaggio dentro gli occhi di chi vive la notte senza un tetto su di sé. Rabbia sofferenza perdono tenerezza amore. Una ricerca metafisica di una casa che reagisca realmente alle esigenze della propria vita.
Un disco che si muove come un racconto senza una fine… quest’ultima va ricercata nelle domande da porsi, contestualizzando la propria vita al suo interno.
Luca Spaggiari traccia per traccia
Si viaggia su rime baciate e su alcuni loop con un’insistente e sofferta Il branco, che apre il disco, con qualche rumore concreto a fare da sfondo a suoni per lo più morbidi, ma non sempre dolci.
Ritmi e volumi diversi in Mamma no, che parla di notti tiepide d’agosto e soprattutto di libertà, anche se in retrospettiva. Il brano svaria un po’ a livello sonoro, gioca con le immagini e offre profili diversi e abbastanza urlati di dolore.
Una narrazione tagliente e sottovoce è quella che contraddistingue Santa Miseria, title track guidata dal pianoforte, che è anche una sorta di preghiera senza molte speranze, una richiesta di spiegazioni che non verranno.
Evocazioni parzialmente omeriche quelle di Il mio nome, che però poi racconta di altre Odissee, più vicine al mondo dei senza tetto. Il brano sussurra e si insinua, ma rimane dolce.
Sensazioni più acide, anche più gridate, quelle di Stereotipato, che gira sul basso, mostrando una certa sfacciataggine e anche qualche muscolo. Si ritorna a toni più bassi e colori più scuri con Uomo cane, altro brano descrittivo di situazioni desolate.
Si chiude con le due parti di Universo: la prima contemplativa e morbida, dal passo cadenzato, con qualche riverbero larvatamente psichedelico. La seconda si chiama Presenza Essenza (suite) e allarga di molto i confini, facendosi elettrica e quasi progressive, con un finale strumentale roboante.
La qualità narrativa di Luca Spaggiari, con o senza Fargas, è indiscutibile. La forza sonora di ciò che scrive si fa sempre più ricca di alternative, di universi che a volte si sfiorano e basta, ma va bene così. Anche perché la forza dell’allusione è molto potente, e Spaggiari lo sa e ne fa ottimo uso.
Genere musicale: cantautore
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