Dopo l’esordio per Revubs Dischi con Coralli, il cantautore astigiano Maelstrom pubblica il proprio nuovo album, R.R.: nove canzoni e poco più di venti minuti di cantautorato pop leggermente colorato d’elettronica.
Maelstrom traccia per traccia
Si parte da Cremisi, e si parte sottovoce, con un brano che scivola fra molte malinconie e suoni sintetici che sanno di pop e cantautorato.
C’è della rabbia arrugginita che si nasconde sotto la Bassa marea, altro brano ricco di immagini e di qualche tristezza, anche se si parla di rivoluzione.
Insieme ad Apollo Quattro, ecco poi Michelle, un brano fluido e filante che si fa ritratto a due voci. Cresce un po’ per volta Coralli, che celebra i cambi di rotta e le mareggiate aprendo i suoni gradualmente.
Ci si nasconde poi nell’Ombra, a consumare ulteriori malumori, questa volta con vaghe idee soul-blues. Dissonanze di chitarra quasi post grunge per Etesia, che aggiunge ulteriori malinconie ma con sonorità più potenti.
Un po’ di salsa e qualche idea tropicale si alza da Amotinar, un racconto di brividi e di nuovi amori. Un approdo a Itaca, le sirene e altre immagini omeriche fanno da background a Dove finisce il cielo. Si chiude con la title track, R.R., un movimento orchestrale e drammatico sotto il cielo di un temporale.
Morbido e sensibile, il cantautorato di Maelstrom è piuttosto semplice e lineare, si propone alcuni obiettivi raggiungibili e li consegue tutti.