Distanza in stanza è il nuovo disco della cantautrice ligure Margherita Zanin. Il disco tratta di tematiche importanti legate all’essere umano. Alle sue stanze, alle sue distanze, alle essenze dei sentimenti e alle altalene di pensieri semplici e profondi, capaci di trasformarci e darci una visione personale sul senso della vita.

Un concept in cui ogni canzone racconta una stanza in cui vivere emozioni sonore. Nell’ambiente la filodiffusione di un mondo carico di sperimentazione.  Ogni stanza ha una chiave per accedervi, che viene rappresentata da una frase, un incipit di accesso, una intro letta da grandi artisti che hanno voluto spalancare la porta: Appino (The Zen Circus), Pierpaolo Capovilla, Mauro Ermanno Giovanardi, Cristiano Godano (Marlene Kuntz), Lodo Guenzi (Lo Stato Sociale), Morgan, Motta, Omar Pedrini, Riccardo Sinigallia, Davide Toffolo (Tre Allegri Ragazzi Morti), oltreché da Lele Battista produttore artistico del disco, che ha dato all’album forti identità sonore che Giovanni Versari ha sapientemente amalgamato.

Margherita Zanin traccia per traccia

C’è un contrasto di sapori all’interno di Rosa, che apre in modo moderatamente colorato il disco. Le sonorità sono elettro-contemporanee, ma il modo di porre le parole piuttosto classico e un po’ soul.

La miscela, dal cromatismo piuttosto scuro, è simile anche in Invisibili, con classico e moderno che si confrontano in modo morbido e armonico.

Amaro si mantiere aderente al titolo, per una passeggiata notturna che si allunga nelle ombre della propria inquietudine.

Toni diversi quelli di Non mi diverto se penso troppo, che riversa le proprie ansie in un cantato molto serrato.

Sconfina nell’hip hop Un amico che va via, sempre calata in atmosfere piuttosto soulful.

Anche Amalia è un congedo, ma molto più definitivo, ricca di immagini floreali ma anche di tristezza.

Si alternano gli umori con Ovvietà, che parla di sorrisi e voci perse, lasciando però notevole spazio al cantato.

Introduzione graduale per La stanza del mondo, che poi fa qualche su e giù con la voce, per regalare un affresco piuttosto ricco.

C’è un battito marcato a introdurre Casca il sogno, filastrocca con un po’ di amaro in bocca e molta elettronica a guarnire.

Ballata triste e nostalgica, ecco la profonda e intima Fiori di carta. Psicofermo elenca medicine e sintomi, con altre aderenze in campo rap.

Si chiude con la bonus track/rilettura Il cielo in una stanza, da Gino Paoli a sensazioni elettroniche e vocaleggi etno.

Le storie che Margherita Zanin racconta sono ricche di emozioni intense, rese più vicine e fresche da suoni perfettamente in linea con il contemporaneo. Un disco di canzoni forti che merita la giusta attenzione.

Genere: cantautrice

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