Marlene Kuntz: “Catartica” e tutto quello che è venuto dopo

Trent’anni fa usciva Catartica, disco d’esordio dei Marlene Kuntz: una traccia profonda nella musica italiana e anche un punto d’inizio per una delle band più significative tra quelle nate tra i nostri confini. Per celebrarlo degnamente, l’8 marzo uscirà nel formato cd e doppio lp, entrambi con libretto con foto inedite, e un box deluxe in edizione limitata e numerata.

Dal 29 febbraio è disponibile in digitale Fine della danza, traccia inedita e contenuta anche nella musicassetta del bootleg Demosonici; è già disponibile il video di Nuotando nell’aria, realizzato con immagini e video di repertorio e dal 6 marzo sarà disponibile online anche il video di Lieve.

Per presentare le uscite e il tour in partenza il 12 marzo, Cristiano Godano e Riccardo Tesio si sono presentati in Universal a Milano per rispondere alle domande dei numerosi giornalisti intervenuti. Ci siamo andati anche noi e questo è quello che ci hanno raccontato.

Un traguardo raggiunto

La grigia giornata della periferia milanese (ok ora non starò a raccontare come i nonni che mi ricordo tutte le recenti sedi, e più centrali, della Universal, fin da quando era Polygram) accoglie i due membri “anziani” dei MK: Riccardo è rimasto l’ultimo fondatore effettivo, visto che Cristiano è entrato poco dopo, come avrà modo di raccontarci. Luca Bergia invece non c’è più, uscito dalla band e poi dal mondo.

“Siamo estremamente carichi, vogliosi – inizia Cristiano – la faccenda che quasi tutte le date sono sold out è un motivo di eccitazione ancora più evidente. Da mercoledì iniziamo le prove ufficialmente e abbiamo tutti studiato… Siamo pronti per mescolare i nostri apprendimenti e siamo intimamente certi che sarà un concerto estremamente potente. Evidentemente questo trentennale è interessante”.

Godano sembra rilassato, Tesio un po’ più nervoso e forse meno a proprio agio, ma entrambi probabilmente sono sorpresi dell’attenzione che, trent’anni dopo, riscuote ancora la loro creatura.

“Quando è uscito il disco lo vedevamo come la realizzazione di un sogno, dopo cinque, sei, sette anni di cantina, di famosa “gavetta”… Le cose sembravano non accadere, eravamo abbastanza al limite dell’energia impiegata per farcela. Per noi il disco era semplicemente il traguardo raggiunto. Poi è chiaro che quando il disco è uscito abbiamo incominciato a darci dentro per far sì che il sogno rimanesse realtà quanto più possibile.

Sono passati trent’anni, ovviamente siamo qua e non c’è mai stato un momento topico al di là del quale ci siamo resi conto dell’importanza di Catartica di colpo: è stata una lenta progressione, giorno dopo giorno, mese dopo mese, anno dopo anno, abbiamo capito che era un disco che stava lasciando un’ottima impronta di sé.

Influente, si usa dire in questi contesti. Seminale: molte band hanno sicuramente raccolto il messaggio artistico che stava dietro, il sound. Ne siamo consapevoli: tutto ciò non ci intimorisce per nulla ma ci fa venire una gran voglia di suonare. E comunque non sarà una festa del cazzo”.

Mentre la citazione di Festa mesta aleggia, si parla del paragone con i Sonic Youth dell’epoca.

“Noi non conoscevamo un approccio malizioso alle cose, quindi nelle interviste ero io a sostenere quanto adorassi i Sonic Youth. Non è che dicessi: “Noi stiamo copiando i Sonic Youth”, ma ho sempre raccontato ai nostri interlocutori quanto fossero il nostro gruppo di riferimento. Può essere che questa cosa abbia favorito la faccenda.

Più che il suono che sicuramente va in quella direzione, ma non bisogna dimenticare che Riccardo nemmeno li conosceva quando ci siamo incontrati, era di provenienza altra, era un metallaro… Credo che la cosa che io come songwriter posso aver mutuato da loro è la forma con cui le nostre canzoni vengono presentate, che è un po’ vicino a un concetto prog per fare musica. Noi facciamo quasi sempre strofe, ritornelli, bridge e quant’altro, però non esauriamo lì il nostro sforzo creativo. A un certo punto la canzone va da qualche parte: questa è una cosa che io ho preso moltissimo dai Sonic Youth”.

“All’inizio – aggiunge Riccardo – il paragone ci faceva piacere perché era uno dei nostri gruppi preferiti. Però ero confidente che chiunque ascoltasse i Sonic Youth e conoscesse il nostro disco si poteva rendere conto che c’è abbastanza differenza. E’ più una suggestione“.

Alla domanda “con che occhi oggi riguardate i voi stessi di allora”, Cristiano risponde: “Affettuosa tenerezza, orgoglio. Sono molto orgoglioso di essere riuscito a trasformare questa passione in ciò di cui mi sono occupato nella vita. Quando ci provavamo al di là del sogno c’era molta concretezza e consapevolezza. Io sapevo quanto fosse folle provare a fare i musicisti rock in Italia con questi modelli di riferimento: sì i Sonic Youth ma anche tutte le band noise che erano underground già nei paesi di provenienza, Inghilterra e America.

Se loro, quando fanno uscire un disco, hanno tutto un mondo a disposizione, noi quando facciamo uscire un disco abbiamo a disposizione l’Italia e l’Italia è piccola. Ero consapevole della follia ma avevamo impiegato così tanto tempo ed energie nel provare a farcela. Sottolineo che il nostro disco è uscito quando io avevo 28 anni, quindi eravamo veramente quasi fuori tempo massimo. Esserci poi in definitiva riusciti, al netto di queste consapevolezze, non può non inorgoglire”.

Riccardo poi decide di far sorridere tutti: “Poi riascoltando i demo dell’epoca e anche i live del ’92… eravamo bravi“. Affermazione inoppugnabile alla quale segue la domanda se c’è qualcosa che cambierebbero di quel disco oppure no.

Cristiano chiosa: “Sicuramente il sound è testimone della nostra prima prova, però noi avevamo veramente dato il massimo di noi stessi per ottenere quel sound che tanto ci emozionava quando lo ascoltavamo nei nostri dischi di riferimento ed era veramente uno dei crucci della scena rock italiana dell’epoca. Quello di riuscire a suonare come i nostri maestri.

E’ stato veramente un percorso lento di acquisizione delle band come la nostra, come gli Afterhours, i Verdena dopo: il sound, riuscire a non pagare pegno, a non uscire con le ossa spezzate dal confronto con i nostri “padri”. Catartica è l’inizio di questo percorso. Si sente qualche ingenuità nel sound, però nello stesso tempo è vero che si sente già un amalgama in fieri, qualcosa che dimostra molto chiaramente che cosa sta per succedere”.

“C’è una cosa che ricordo – racconta Riccardo – della registrazione di “Catartica”. Quando sono finite le registrazioni, che sono state piuttosto impegnative, ci siamo proprio detti: abbiamo dato il massimo, vada come vada. Più di così non potevamo fare“.

I segreti per durare nel tempo

La musica concepita per durare nel tempo e la musica di oggi, per lo più effimera è il prossimo argomento sul tavolo.

“Ho delle pessime impressioni – dice Cristiano – su quello che accade oggi grazie a internet, anche se non ho la possibilità di predire quello che accadrà fra trent’anni. Ma le mie opinioni sono pessime, penso che faccia tutto un po’ schifo“.

Ritorni del sound con Verdena e CCCP e la fame di sound 90s sono le questioni seguenti, anche se Cristiano parte da alcune certezze: “Io sono sicuro che quando partiremo in tour non vedremo maree di ventenni: ci saranno principalmente quelli che sono cresciuti con noi. Io ho 57 anni quindi vedremo degli over 50, sicuramente. Però vedremo anche i figli di questi over 50: qualcuno ci sarà. Non sono in grado di dire se questa fame c’è. Sicuramente chi ci verrà a vedere ha una fame nostalgica, desidera ripercorrere delle emozioni che ha vissuto.

Però i giovani che fanno rock esistono. In questo momento lo fanno con la totale consapevolezza di fare musica gratis. Il fatto che continuino a farlo vuol dire che la fascinazione c’è. Io però non penso che il rock sia “la vera musica”. Il rock è una fra tante musiche possibili e immaginabili. Il rock è bello o anche brutto, il rap è bello o anche brutto. E’ chiaro che come musicista tradizionale che suona uno strumento anziché programmare un computer mi auguro che il rock rimanga. Ma non considero una tragedia il fatto che il rock possa avere i suoi alti e bassi”.

Si parla del bootleg Demosonici e racconta Riccardo: “La parola “demosonico” non è una nostra idea, non so di chi sia. Qualcuno poco dopo che era uscito Catartica aveva recuperato i nostri demo in giro e aveva fatto un cd che ci aveva anche regalato. Li abbiamo ritrovati in questi mesi andando a recuperare il materiale d’archivio e ci è venuto in mente di pubblicarlo.

Può essere interessante perché in quel demo lì c’è l’origine di molti dei brani di Catartica e anche di qualche brano che è finito su Il vile. Abbiamo aggiunto anche un inedito, Fine della danza, che è uno dei brani che avevamo preparato per Catartica…”

“E che poi avevamo scartato sempre – aggiunge Cristiano – Ogni volta lo andavamo a riascoltare…”

“Però a me piace molto – dice Riccardo – E comunque la registrazione è quella dell’epoca”.

I primi demo sono cantati dal primo cantante storico dei Marlene, Alex Astegiano. Perciò è naturale chiedere a Cristiano quando ha deciso di iniziare a cantare. “Mah io quando finì l’avventura del gruppo precedente, che si chiamava Jack on Fire, fui cercato da loro, proprio perché sapevano che io avevo già “esperito” sul palco la faccenda della performance.

Quando mi feci convincere da loro, ci ho pensato un attimo, perché non ero sicuro di poter mescolare i miei desideri Sonic Youth e noise con loro. C’era un pregiudizio, che fortunatamente poi ho avuto modo di accantonare: quando accettai questa cosa mi misi in testa di fare bene soltanto una delle due cose: o suonare bene la chitarra o cantare. Quindi dissi a loro: ok, facciamo questa cosa però io mi porto dietro il batterista dei Jack on Fire (Alex Astegiano, appunto, ndr) perché è un figo e secondo me sul palco va bene.

Infatti quando Alex mollò, io cercai di tranquillizzare loro, dicendo: “Be’ ci penso io”. Per alcuni mesi ho visto molto sospetto da parte loro… Notavano che non c’era più il figo“.

Riccardo conferma ma completa anche il discorso: “Comunque Cristiano ha scritto i testi fin dall’inizio, quindi Alex era soltanto l’interprete. Ci piaceva molto come presenza sul palco…”

Cantava a petto nudo – interviene Cristiano – molto Iggy Pop style”

Lui non l’ha mai fatto – dice Riccardo ridendo – Però era leggermente carente a livello di interpretazione proprio perché le parole non erano le sue. Cristiano ha detto: mi prendo la responsabilità, i testi li scrivo io”

Ridicolo tentativo di riaccreditarmi a distanza di trent’anni – controbatte Cristiano fra l’ilarità generale – All’epoca non pensava sicuramente questo”.

Un tour dedicato a Luca

A proposito di riaccreditamento i due raccontano dei primi passi della band e degli innegabili meriti di Gianni Maroccolo come scopritore e forza propulsiva dei primi anni della band. La domanda che facciamo noi per TRAKS riguarda il ricordo di Luca Bergia, scomparso il 23 marzo dell’anno scorso.

“Luca è una presenza costante – risponde Cristiano – senza di Luca ovviamente Catartica non ci sarebbe. Lui (Riccardo) e Luca si conoscevano da una quarantina d’anni, anche di più. Avevano iniziato un percorso insieme a scuola. Luca è il terzo di tre, ha dato tutto se stesso per riuscire ad arrivare fin qua. Noi dedicheremo il tour a lui, faremo in modo anche di far capire al pubblico, troverò un modo per far capire alla gente che questo tour è per lui”

“Già solo il fatto – completa Riccardo – che è stato Luca che ha avuto l’idea di chiamare te…

“Ah sì certo – risponde Cristiano – Quando io prima dicevo che loro mi cercavano, fu Luca a insistere parecchio. Poi si sa che l’incontro cruciale avvenne al concerto dei Public Enemy a Torino, io ero con i miei amici, lui con i suoi, mi corteggia per la terza o quarta volta ufficialmente e lì gli dico finalmente: dai proviamo“.

Marlene Kuntz: il tour

Dal 12 marzo al via il tour “Catartica 2024”, che ha iniziato a registrare i primi SOLD OUT per le date di Roma, Firenze, Roncade, Bologna e per il doppio appuntamento a Torino.
Ecco le date:

DATA ZERO – 12 marzo – The Cage, Livorno
14 marzo – Alcatraz, Milano
15 marzo – Orion, Roma – SOLD OUT
23 marzo – Cso Pedro, Padova
5 aprile – Viper, Firenze – SOLD OUT
11 aprile – Hiroshima Mon Amour, Torino – SOLD OUT
12 aprile – Hiroshima Mon Amour, Torino – SOLD OUT
19 aprile – New Age, Roncade (TV) – SOLD OUT
20 aprile – TPO, Bologna – SOLD OUT
26 aprile – Demodè, Bari
27 aprile – Mamamia, Senigallia (AN)

Prevendite biglietti:
https://www.kashmirmusic.it/tour/marlene-kuntz-catartica-2024